Music is music

La scorsa settimana ascoltavo solo Thelonious Monk, ché mi sto preparando ormai da mesi per la lettura della sua biografia, tradotta dal buon Marco Bertoli; ieri sera sono andato a vedere J Mascis, e quando ha fatto Get Me a momenti mi mettevo a piangere; e ho anche avuto una discreta pelle d’oca quando Bob Corn ha suonato I See A Darkness; stamattina in edicola ho comprato l’Aida nell’esecuzione del 1955 al Teatro Alla Scala, con la Callas e tutto, e l’ho ascoltata in macchina andando al lavoro – è pericoloso, quando parte l’aria GUERRA! GUERRA!, che uno ha voglia di saltare addosso a tutti gli altri automobilisti, poveretti, che anche loro stanno andando a lavorare alle sette del mattino; e poi, dopodomani, forse vado a prendermi una grossa delusione con la reunion dei Gang Of Four a Bologna.

Mi è venuto in mente che ci sono delle persone che ogni tanto domandano a delle altre persone «Tu cosa ascolti?», o «A te che genere ti piace?», o «Qual è la tua musica preferita?», e cose di questo tipo. 
C’è un libro di Alex Ross che si intitola The Rest Is Noise, che non ho mai letto, ma è diventato un po’ la Bibbia del mio amico cantautore di riferimento e, tra una citazione e una spiegazione, un po’ lo sto leggendo per osmosi, si potrebbe dire. Inizia così:

In the spring of 1928, George Gershwin [born in the Lower East Side slums of Manhattan and now the acclaimed] creator of ‘Rhapsody in Blue’, toured Europe and met the leading composers of the day. In Vienna, he called at the home of Alban Berg, whose blood-soaked, dissonant, sublimely dark opera ‘Wozzeck’ had had its premiere in Berlin three years earlier. To welcome his American visitor, Berg arranged for a string quartet to perform his Lyric Suite, in which Viennese lyricism was refined into something like a dangerous narcotic.
Gershwin then went to the piano to play some of his own songs. He hesitated. Berg’s work had left him awestruck. Were his own pieces worthy of these murky, opulent surroundings? Berg, looked at him sternly and said, ‘Mr. Gershwin, music is music.’ …

Ecco.


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2 risposte a Music is music

  1. Che poi quel libro lì ti fa scoprire proprio che in fondo è sempre solo aria che vibra. Basta avere orecchie aperte.

  2. astrid ha detto:

    io, quando mi fanno quelle domande lì, vorrei una chiavetta USB con dentro tutte le canzoni che mi son piaciute nella mia vita, con spiegato perché e in quali circostanze mi son piaciute, e se mi piacciono ancora adesso oppure no, e vorrei poterla innestare nel cervello del mio interlocutore, così da fargli capire in un nanosecondo quale musica mi piace, un po’ come quando si aggiornano i programmi sul computer. in mancanza di un simile supporto tecnologico serve una lunga amicizia per rispondere.

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