#lantifascismononsiarresta (un discorso)

[E questo è il testo della cosa che ho letto ieri sera a Novi di Modena, più o meno a metà del concerto dei Flexus, tra Cinque monete e I pugni in tasca; mi sono impappinato un paio di volte, ma tutto sommato è andata molto bene]

Buonasera.
Si sente? Bene.

Allora, ciao, io mi chiamo Marco Manicardi, sono il figlio di Iules e il nipote di Corrado, e sono un novese, o meglio lo sono stato per i primi 26 anni della mia vita, dopo sono andato ad abitare a Carpi per questioni d’amore. Abito lì da 16 anni e sono 16 anni che la mia compagna mi dice che secondo lei mi ha tolto il selvatico.
Forse qualcuno di voi mi ha sentito leggere altre volte proprio qui, in questo anfiteatro del Parco della Resistenza – senti che bel nome: Parco della Resistenza – e mi ha sentito leggere delle cose che parlavano a volte del terremoto, altre volte di Novi e dei novesi, di nonni e di bisnonni, di piccole lotte private contro il fascismo e di tante altre cose che, nel Novecento, sembravano normalissime.
Ecco, oggi, no. Oggi, se non vi dispiace, vorrei parlare di quello che è successo, e sta ancora succedendo, a dei miei concittadini, dei miei amici carpigiani. Vorrei parlarne perché secondo me è una cosa che c’entra con questa serata, con questo posto, il Parco della Resistenza, con questo giorno, il ventennale del 20 luglio del 2001, e anche con voi, anzi noi, che veniamo dal paese del Coro delle Mondine di Novi di Modena.
Ma andiamo con ordine.

La storia che vi racconto inizia a Carpi, il 4 agosto del 2017.
Era sera, stava già venendo buio, e in via Carlo Marx, vicino allo Stadio Cabassi, si era radunato, autorizzato dalla Questura, un gruppo di militanti di Forza Nuova davanti a un palazzo destinato dall’amministrazione comunale a ospitare alcuni richiedenti asilo. Era il 2017, l’immigrazione veniva usata con prepotenza nella campagna elettorale di tutta la destra, da quella più moderata fino alle frange estreme e neofasciste come Forza Nuova, che girava per l’Italia con uno slogan, “Stop Accoglienza Business”, che oltre che razzista e irrispettoso era anche brutto, bisogna dire, grammaticalmente parlando.
Quella sera, il Sindaco di Carpi e varie associazioni come ANPI, ARCI e CGIL avevano organizzato in Piazza Martiri una contromanifestazione, per dare voce al dissenso democratico contro gli slogan razzisti dell’estrema destra. Ma un altro gruppo di cittadini aveva cominciato a radunarsi spontaneamente in via Carlo Marx, proprio di fronte ai manifestanti di Forza Nuova. Era un gruppetto che cresceva sempre di più, contando alla fine quasi un centinaio di persone, molte di più delle venti o trenta, quasi nessuna di Carpi, peraltro, di Forza Nuova. A dividerli c’era un cordone di polizia, a protezione del presidio autorizzato di Forza Nuova. Ma i cittadini carpigiani, che erano andati lì a manifestare contro il presidio, non avevano fatto altro che radunarsi e cantare. Cantare per disturbare gli slogan razzisti e fascisti di Forza Nuova. Intonare canti popolari. Bella Ciao.

Il resto è successo molto velocemente (lo descrivo all’imperfetto, come i verbali dei Carabinieri, così forse rendo l’idea): la polizia, per far defluire il corteo di Forza Nuova, caricava il gruppo di carpigiani che cantavano. I carpigiani venivano travolti e ne nasceva un piccolo tafferuglio, che i militanti di Forza Nuova cavalcavano come sono addestrati a fare, e infatti un agente veniva ferito: unico ferito di quella sera; era stato colpito dall’asta di una bandiera di un militante di Forza Nuova.
Fine della serata. Tutti a casa.
I neofascisti da una parte; gli altri, gli antifascisti, dall’altra.
Sembrava finito tutto lì.
E invece.

E invece, nella prima metà dell’anno dopo, il 2018, arrivavano 26 notifiche di condanna per manifestazione non autorizzata a 26 persone pescate a caso tra gli antifascisti, prese dai filmati e dalle foto del 4 agosto dell’anno prima.
La condanna prevedeva per ciascuno quindici giorni di arresto commutati in ammenda di 1.125 euro. Nella stessa notifica comparivano altre due condanne a militanti di Forza Nuova per aggressione (al poliziotto ferito e al gruppo degli antifascisti): un mese di arresto commutato in ammenda di 2.250 euro.
Una condanna senza processo, in base al TUPLS, il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza che si basa sul Regio Decreto n. 773 del 18 giugno 1931, ancora in vigore. Un Regio Decreto, badate bene, del 1931. E, oltre al Re, sappiamo bene chi c’era al governo nel 1931.
Una condanna, dicevo, e non una denuncia. Una condanna con esecuzione immediata salvo l’opposizione dei condannati entro 15 giorni dalla notifica.
I 26 condannati a quel punto, in fretta e furia si contattavano, si opponevano formalmente e nominavano un avvocato difensore e alcuni testimoni.
E poi… e poi niente.

Due anni e mezzo dopo, il 5 febbraio del 2021, si tiene l’udienza.
La sentenza è fissata per il 23 aprile, ma poi viene spostata a luglio, alla settimana scorsa. Com’è andata finire ve lo dico dopo, prima vi voglio raccontare una cosa successa durante l’udienza del 5 febbraio.
Tra i primi a testimoniare a favore dei 26 condannati c’è una ragazza. Il pubblico ministero le chiede (i dialoghi li romanzo un po’, visto che non c’ero all’udienza e me l’hanno solo raccontato):
«Signorina, c’era anche lei tra i manifestanti non autorizzati il 4 agosto del 2017?»
«Sì», risponde la testimone.
«E cosa facevate?»
«Cantavamo.»
«Ha cantato anche lei?»
«Sì»
«Sia più precisa. Si ricorda quali canzoni ha cantato?»
E lei risponde: «Bella Ciao.»

A questo punto la deposizione viene interrotta e viene chiesto alla testimone di nominarsi un avvocato difensore, perché anche per lei si profila la stessa accusa. Secondo il TULPS, che, ricordiamolo, si basa su un Regio Decreto del 1931, chiunque dichiari di aver preso parola durante una manifestazione non autorizzata viene considerato come organizzatore della manifestazione stessa.
E lei aveva preso parola. Aveva usato la voce. L’aveva usata per cantare Bella Ciao.

Ora, provate a fare uno sforzo di immaginazione.
Immaginate di essere nel 2017, siete continuamente vessati da tutti i mezzi di comunicazione sulla questione immigratoria, c’è quello là che tutti i giorni si fa dei selfie e fa campagna elettorale sulla pelle di povera gente che se riesce ad attraversare viva prima il deserto, poi la Libia, poi un mare difficilissimo su imbarcazioni di fortuna, arriva qui ed è continuamente calpestata, umiliata e derisa
Ma insomma, immaginate che il comune di Novi conceda un posto e un tetto dove stare temporaneamente ad alcuni rifugiati, quattro o cinque in tutto, mica mille, mica cento: quattro o cinque
Immaginate Forza Nuova che arriva, autorizzata dalla Questura, per dire “Stop Accoglienza Business” davanti alla porta di questo stabile fornito dal comune a quattro o cinque rifugiati.
Immaginate allora un gruppetto di novesi che decidono spontaneamente di aggregarsi lì davanti e si mettono a cantare. Tra di loro vuoi mica che ci sia anche qualche Mondina?
Le Mondine, le conosciamo, sono le nostre sorelle, le nostre mamme, le nostre nonne e bisnonne. Non si lasciano mica intimorire, allora qualcuna va là e canta. Canta Bella Ciao come la sa cantare solo una Mondina del Coro delle Mondine di Novi di Modena.
Qualche mese dopo le arriva una notifica, a nostra sorella, a nostra mamma, a nostra nonna: quindici giorni di arresto commutati in ammenda di 1.125 euro salvo opposizione entro 15 giorni. Per aver cantato Bella Ciao.

Ecco. Forse così, facendo uno sforzo di immaginazione e portando la vicenda più vicina a noi, si capisce meglio quello che è successo.
È successo che un Comune voleva dare un tetto a quattro o cinque persone, altre venti o trenta persone, quasi nessuna residente nel comune, peraltro, sono andate a dire che non li volevano. Un altro centinaio di persone gli si è messo di fronte cantando che non era d’accordo con loro. E infine uno stato democratico, nato sulle ceneri di un’Italia devastata da un Regime Fascista, ha condannato questi ultimi, perché non erano autorizzati. Perché avevano usato la voce. Perché avevano cantato.
Ecco.

Poi siamo arrivati a qualche giorno fa. Alla sentenza: assolti.
Tutto a posto, allora, no?
No.

Lo stesso giudice che li assolve dalle accuse, ovvero l’aver preso parola durante una manifestazione non autorizzata, chiede alla Procura la riqualificazione del reato, e quindi un nuovo processo, per “Radunata Sediziosa Armata” con lo scopo di sovvertire l’ordine pubblico (art. 655 del Codice Penale, arresto fino a 1 anno e comunque non inferiore a 6 mesi).

Lo scandisco meglio: Radunata. Sediziosa. Armata.

Radunata Sediziosa, secondo il Codice Penale, è una “Riunione di dieci o più persone nello stesso luogo diretta a provocare pubblico scompiglio nella vita collettiva attraverso un atteggiamento ostile di ribellione, rivolta o insofferenza verso i pubblici poteri o verso l’autorità statale”.
Ed era pure armata, secondo il giudice.
Ma Armata di cosa?
Di canzoni?

Beh. Fine.
O meglio: non lo sa nessuno come andrà a finire. Speriamo bene.
Ci sono solo un altro paio di cose che volevo dire.

Una la volevo dire a voi, anzi a noi, che veniamo dal paese del Coro delle Mondine di Novi di Modena, e cioè che se Bella Ciao è davvero considerata un’arma, beh, allora penso che ce l’abbiamo tutti il porto d’armi. Ce l’hanno consegnato le nostre sorelle e i nostri fratelli, le nostre madri e i nostri padri, le nostre nonne e bisnonne e i nostri nonni e bisnonni, quando ci hanno ridato un’Italia libera dall’oppressione, dalla guerra e dal fascismo.
Se Bella Ciao è un’arma, siamo autorizzati a usarla, a spararla, a volume alto, dove e come ci pare.

E l’altra cosa che volevo dire è questa: è che pensando anche al motivo per cui quelle persone si erano radunate, quel 4 agosto del 2017, per cantare la loro solidarietà a quattro o cinque rifugiati che dovevano venire ad alloggiare a Carpi, ecco, mi viene in mente che c’è anche una canzone dei Flexus che dice “La terra è terra di tutti e per questo resistiamo”. La terra con la t minuscola, quella che si lavora, ma anche la Terra con T maiuscola, quella su cui poggiamo i piedi, il nostro pianeta, dove nasciamo per caso in una sua porzione, e magari stiamo bene, o da cui dobbiamo scappare per vivere meglio, o anche solo per vivere.

La Terra è Terra di tutti. E per questo resistiamo.
E, se posso dirlo, con le nostre canzoni, ci armiamo.

Ho finito.
Grazie.


Se volete saperne di più (e meglio di come l’abbia detto io) sulla storia delle condanne e la vicenda ancora in corso, potete leggere questo post: Confesso che ho cantato “Bella Ciao” (è reato?) su lastoriatutta.org e seguire gli aggiornamenti e le iniziative di Carpi Antifascista (e il loro hashtag in giro per l’internet: #lantifascismononsiarresta).


Questa voce è stata pubblicata in cose così e contrassegnata con , , , , , , . Contrassegna il permalink.

2 risposte a #lantifascismononsiarresta (un discorso)

  1. laPaola ha detto:

    Many sei sempre un grande. Ma cosa dico? Un mito

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.