Lessico famigliare (5)

Ci sono delle sere, tipo stasera, che magari stiamo ancora cenando, abbiamo aperto e stiamo finendo una bottiglia di Lambrusco, e tra un discorso e l’altro ci troviamo a parlare di cose astratte, per esempio della lingua italiana confrontandola con le altre, il russo, l’americano, e ci infervoriamo e andiamo avanti col discorso fino a discutere sulla nascita dell’italiano, prima scritto e poi parlato, e su come evolve, e bisticciamo su cose come se il fatto di parlare in un certo modo sia meglio di un altro e così via; e dopo arriviamo addirittura a tirare fuori Dante, Boccaccio, Manzoni, fino a che uno va ad accendere la luce sul corridoio dove c’è la libreria più capiente e prende in mano un volume a caso del Tommaseo, e sfogliandolo discutiamo ancora e non siamo d’accordo su niente: uno che dice che dovremmo seguire certe regole per parlare meglio, l’altro che dice di voler difendere l’evoluzione parlata dalla gente contro quella scritta, e discutiamo e discutiamo così per un’ora buona.
A un certo punto, di solito, tipo stasera, il Miny senza dire niente spegne il cartone che sta guardando, gira le spalle e va a giocare coi Lego nell’altra stanza.
E questa è un po’ la mia famiglia. Poteva anche andare peggio.


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