Oh no, love, you’re not alone

Era una notte d’agosto, tornavo da Urbino con Grushenka, stavamo insieme da qualche mese e quella era la nostra prima vacanza: eravamo andati al festival Frequenze Disturbate a vedere i Dinosaur Jr, Julian Cope, gli Echo & The Bunnymen, gli Yo La Tengo e degli altri. Erano stati tre giorni molto belli, noi avevamo il fuoco delle cose nuove che ci bruciava dentro e quella notte là, saranno state le due o le tre, sfrecciavamo su un’autostrada vuota verso quella che da un mese circa era casa nostra con la mia vecchia Ford Fiesta, che chiamavamo Ronzinante e che aveva ancora la radio con le cassette. Le cassette si sentivano quasi tutte male, consumate dagli ascolti e dalle intemperie, ma ce n’era una che ero sicuro avrebbe suonato a dovere, così l’avevo pescata dalla tasca dello sportello alla mia sinistra e l’avevo infilata nel mangianastri. Avevamo cantato tutto il disco che c’era registrato sopra, e quando era arrivata l’ultima canzone l’avevamo urlata, insieme, con tutto il fiato che avevamo. Eravamo una cometa che schizzava sull’asfalto, a metà strada tra le Marche e l’Emilia, e sulle note finali, quando mi ero messo a fare il coro canticchiando “wonderful“, Grushenka aveva cominciato a ridere fortissimo e mi aveva detto uno dei suoi primi «ti amo» mentre la cassetta scattava sul lato A per ricominciare.
Dev’essere uno dei modi in cui nasce una “nostra canzone”, perché da quel giorno l’ultima canzone di quel disco lì lo era diventata per noi.

Era il 2005 e The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars aveva trentatré anni. Oggi ne compie 50 e Rock’n’roll Suicide è ancora la nostra canzone.
Pensa te.


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