Invecchiare (7)

E l’altro giorno eravamo in un bagno affollatissimo della riviera romagnola, eravamo in tredici, stavamo festeggiando un nostro amico che tra un po’ si sposa. Ma comunque, eravamo in questo bagno molto affollato con la musica molto alta e avevamo bevuto non molto, moltissimo, e stavamo bevendo ancora, coi piedi nella sabbia e le facce ebeti e fuori posto, quando un gruppetto di ragazzi che stava festeggiando un diciottesimo compleanno si era avvicinato a noi e abbiamo scambiato qualche parola. Ce n’era uno, tra questi ragazzi, vestito un po’ da fighetto con la camicia aperta sul petto senza neanche un pelo, i capelli scolpiti e con la faccia placida e pulita, che è venuto vicino a me e al mio amico Paltro a chiederci cosa stessimo facendo.
«È un addio al celibato,» gli abbiamo spiegato.
«E quello che si sposa è quello lì vestito da cretino?» Ci ha chiesto.
«Sì,» gli abbiamo risposto.
E abbiamo chiacchierato quattro o cinque minuti con lui. Ci ha chiesto quanti anni avevamo, gli abbiamo detto che siamo sui quaranta.
«Potreste essere i miei genitori,» ci ha detto.
«Sì,» gli abbiamo risposto con la testa bassa.
Poi ci ha chiesto delle altre cose: se avevamo bevuto, quanto, cosa; come passavamo le serate a quarant’anni, se avevamo mogli e figli, e così via. E si vedeva, giurerei, che non ci stava prendendo per il culo, non stava deridendo dei vecchi fuori luogo, ma era davvero interessato a queste strane forme di vita un po’ euforiche che aveva di fronte. Non sono sicuro che stesse osservando come sarebbe potuto diventare, ma comunque era curioso e gentile. Era bello parlare con lui. Faceva stare bene.
E «mi raccomando, non ascoltare quello che ti dicono quelli della nostra età, non seguire i nostri consigli e fai di testa tua, sempre.» Gli ho detto alla fine. Ero sincero.
Lui ci è un po’ rimasto. Poi il mio amico Paltro gli ha circondato le spalle col suo braccione tatuato, e con la faccia seria e un po’ commossa gli ha detto: «Segui sempre i tuoi sogni.»
E ci siamo salutati. Lui è tornato a festeggiare con i suoi amici neo diciottenni, noi vecchi ci siamo incamminati verso un altro bagno, forse il terzo o il quarto. Ci siamo fermati a pisciare nella pineta, abbiamo sbraitato qualcosa di cretino al futuro sposo, e una volta ci siamo guardati negli occhi, io e Paltro, e abbiamo annuito. Ci eravamo capiti. Eravamo contenti.
E abbiamo ricominciato a bere.


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