Nonostante il bar, che è aperto, e che di solito mi aiuta a pensare e a scrivere, e ci sono anche andato a bere una birra, una sera, ma soprattutto a fare colazione, che era la cosa che mi mancava di più, sono dei giorni che non scrivo niente.
Forse è anche un po’ colpa del fatto che ho letto un libro che si chiama Salinger, del 2010, di Kenneth Slawenski. E per colpa di questo libro, ho cominciato a rileggere tutti quelli di J. D. Salinger in ordine cronologico, ma con degli occhi diversi, e non ho cominciato da un libro che si chiama Il giovane Holden, perché l’avevo già riletto un paio d’anni fa nella nuova traduzione di Matteo Colombo, ma ho cominciato da un libro che si chiama Nove racconti, tradotto da Carlo Fruttero. E, non lo so, ma leggere i racconti di J. D. Salinger, che scriveva cosi bene, tradotti da Carlo Fruttero, che li traduceva così bene, è una cosa che quando mi metto lì a provare a scrivere, io, no, a un certo punto penso automaticamente: cosa scrivo a fare. O forse, invece, è perché mi mancano la A e la N sulla tastiera. E un po’ faccio fatica.
Una delle due.
- quello di:
- Barabba
- Barabba Edizioni
- Schegge di Liberazione
(e delle altre cose)