E sempre in un libro che si chiama La chiave a stella, del 1978, di Primo Levi, a un certo punto il narratore, che potremmo identificare con lo stesso Primo Levi se non fosse un’ipotesi azzardata, così, in mancanza di prove, ma comunque, il narratore a un certo punto va a chiacchierare nella stanza d’albergo del personaggio principale, Faussone, detto Tino, che gli ha offerto del tè e una vodca, e dice così:
Dopo il tè e la vodca, poiché la storia di Faussone non accennava ancora a decollare, io ho cautamente accennato a un formaggio fermentato e a certi salamini ungheresi che stavano nella mia camera. Lui non ha fatto complimenti (non ne fa mai: dice che non è il suo stile), e così il tè si è andato trasformando in una merenda cenatoria, mentre la luce aranciata del tramonto virava al viola luminoso di una notte settentrionale.
Quindi io, qui, adesso, che è il 18 di gennaio del 2021 e sono circa le 21:15, propongo di adottare merenda cenatoria come termine ufficiale al posto di apericena, nei paesi in cui viene ancora adottato il nome di aperitivo per la singola bevanda alcolica e apericena per dire bere e mangiare e così sostituire la cena; e al posto di aperitivo nei paesi, come nel mio, dove il termine aperitivo ormai significa già da solo il fatto di andare a bere e mangiare all’imbrunire.
«Ci facciamo una merenda cenatoria?»
«Devo andare a una merenda cenatoria con Tizio e Caio.»
«È l’ora della merenda cenatoria.»
E così via.
Io da oggi ho deciso che lo uso così.
Voi fate poi come vi pare.
A questo punto dici “merenda sinòira”, come sicuramente Primo Levi avrà detto chissà quante volte: solo che non voleva un piemontesismo e quindi ha fatto il calco italiano.
me l’hanno detto anche su fb.
Dopo ci faccio una postilla.