Tolstaja

E di solito l’8 marzo posto sempre una cosa che Sòf’ja Andrèevna Bers, detta Sonja, diventata poi Sof’ja Tolstaja, moglie di Lev Nikolàevič Tolstoj, scriveva l’8 marzo del 1898 su una pagina del diario. Quest’anno, invece di ripostarla, ho chiesto a Grushenka se aveva voglia di leggerla a voce alta e lei l’ha letta. Si ascolta qui:

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Una rosa è una rosa è una rosa?

Grushenka, che ci amiamo tanto, davvero, mi dice sempre che «San Valentino è quel giorno dove so che tu parli di un’altra.» E quindi, anche se tutti gli anni questa storia la ripubblico, magari modificata di un pochino, una parola, un tempo verbale, un segno di punteggiatura, quest’anno l’ho registrata e si ascolta cliccando qui sotto. Buon San Valentino anche a voi.

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Così va la vita (assolutamente no)

Questo pezzo l’avevo scritto dieci anni fa su Barabba, adesso che son passati dieci anni lo rimetto qui sotto ricicciandolo un pochino e leggendolo a voce alta perché quest’anno va un po’ così:

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Svegliandosi una mattina da sogni agitati

Marco Manicardi si trovò trasformato, nel suo letto, in un vecchio quarantacinquenne.


Treno della Memoria 2012 (un reportage) – seconda parte

E questa è la seconda parte (la prima è qui) del reportage che insieme al dottor Carlo Dulinizo abbiamo scritto dodici anni fa quando siamo stati sul Treno della Memoria da Fossoli a Birkenau e ritorno, e che quest’anno abbiamo deciso di leggere a voce alta. Buon ascolto.

TRENO DELLA MEMORIA 2012, SECONDA PARTE: LA MEMORIA

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Treno della Memoria 2012 (un reportage) – prima parte

Dodici anni fa ero andato sul Treno della Memoria da Fossoli a Birkenau, insieme al dottor Carlo Dulinizo e a una marea di studenti delle superiori. Al ritorno, qualche mese dopo, mandandoci dei messaggi tra Carpi e Cuba (dove si trovava in quel momento il dottor Dulinizo), avevamo scritto un piccolo reportage in due parti per No Borders Magazine, una webzine di viaggi e imprese titaniche che oggi non esiste più. Quel reportage doveva molto alle parole di Paolo Nori e Carlo Lucarelli che erano sullo stesso nostro vagone, due o tre cuccette più in là, e, come faccio tutti gli anni, quando mi ricordo, lo metto qui sul blog. Quest’anno col dottor Dulinizo abbiamo deciso di leggerlo. Lo spezzo in due parti perché è un po’ lungo, e questa qui sotto è la prima. Buon ascolto.

TRENO DELLA MEMORIA 2012, PRIMA PARTE: IL TRENO

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Cassola (2)

E sempre  in un libro che si chiama Il superstite, del 1978, prima parte di quella che viene chiamata Trilogia atomica, Carlo Cassola dice che:

Si potrebbe dire che gli uomini sono pieni di virtù, alcune solo latenti, che vengono fuori in certe circostanze. Ma è indubbio che queste virtù ci siano: per cui, se l’uomo ha distrutto il mondo, non lo ha fatto per malvagità ma per stupidità. L’uomo è buono ma è stupido. Come il cane. Nessuna delle teorie che affermano il contrario mi ha mai sedotto a lungo.


Cassola

E in un libro che si chiama Il superstite, del 1978, prima parte di quella che viene chiamata Trilogia atomica, il cui protagonista principale, anzi l’unico protagonista, è un cane di nome Lucky, Carlo Cassola dice che:

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Scarpe rotte

Oggi, settantaquattro anni fa, alle Fonderie di Modena venivano ammazzati sei operai, e feriti altri duecento, dalla polizia. Mio nonno Corrado mi raccontava questa cosa qui:


(Questa è invece una cosa che posto tutti gli anni il 9 di gennaio, e quest’anno invece di riscriverla l’ho letta. Portate pazienza.)


Rodari

E in un libro che si chiama La freccia azzurra, del 1964, Giovanni Rodari, detto Gianni, dice che:


una cosa che posto tutti gli anni per l’Epifania, ma quest’anno le cose che posto tutti gli anni provo a leggerle. Vediamo se ci riesco.) (Ce n’è una versione anche su Threads.)