Così va la vita (con un sottofondo in Re minore)

E qualche anno fa, un bel po’, in verità, ero in macchina che andavo a lavorare e ascoltavo la radio, ed era cominciato il Preludio n. 24 in Re minore, dai Preludi Op. 28 di Chopin, e il pianoforte che si sentiva era suonato da Maurizio Pollini.

Ed era stato uno di quei momenti, che sono anche abbastanza rari, in cui ti fermi un attimo di pensare le cose che stavi pensando perché quello che stai ascoltando diventa improvvisamente importantissimo e si accaparra di colpo tutti e cinque i sensi; e quindi non stavo più davvero guardando la strada e i paeselli e la gente che attraversavo tutti i giorni, due volte al giorno, per abitudine e per noia, ma ero lì concentrato sul suono del pianoforte che usciva dall’autoradio e respiravo pochissimo e forse non deglutivo neanche. Era stato in quel momento lì che avevo capito che il suono del Re minore è la musica delle macerie, del momento subito dopo un disastro, come dopo uno scoppio, o due aerei che si schiantano contro un grattacielo, ma non è il momento del frastuono, e quello subito dopo, quando la polvere comincia a cadere ed a appoggiarsi e apri gli occhi e cerchi di riprendere contatto con la realtà che è una realtà distrutta, franata, e segna il passaggio dall’inconcepibile al comprensibile e, insomma, il Re minore è il suono che rappresenta la distruzione.
Dopo quel momento in macchina, col Preludio n. 24 in Re minore, dai Preludi Op. 28 di Chopin, suonato al pianoforte da Maurizio Pollini, tutte le volte che un musicista mi accompagnava o mi accompagna durante una lettura dal vivo io gli chiedo sempre, se possibile, di suonare una cosa in Re minore.
Mi ricordo che Grushenka mi aveva anche regalato il disco dei Preludi Op. 28 di Chopin suonati al pianoforte da Maurizio Pollini e io l’avevo messo in macchina perché le macchine avevano ancora i lettori CD incorporati, e mi ricordo anche che poi quando quella macchina l’avevo dovuta rottamare mi ero dimenticato di toglierlo e quindi presumo che sia stato frantumato e accartocciato da un demolitore e me ne sono ricordato come aprendo gli occhi e cercando di riprendere contatto con la realtà che ormai era una realtà distrutta, franata, e segnando il passaggio dall’inconcepibile al fatto comprensibile che ormai era troppo tardi. Con un sottofondo in Re minore.

Così va la vita.

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