Pensa te

In uno dei quattro angoli dell’incrocio tra Via Di Mezzo e Via Guercinesca, dove due file ininterrotte di macchine si intrecciano senza sosta da nord a sud e da est a ovest guardandosi rabbiose e prepotenti, c’è un piccolo bar. Mi fermo lì ad aspettare che mi vengano a prendere, ordino una birra media e l’appoggio su una delle tre pensiline che stanno appena fuori dalla porta. Gli avventori che mi circondano parlano un dialetto un po’ diverso dal mio, una miscela ben calibrata di modenese e bolognese, una specie di cantilena comica.
C’è una ragazza, più vecchia di me, che da un paio d’anni incontro tutti i giorni in un altro bar, quello dove di solito mi fermo a pranzo. Non ci siamo mai parlati. Mi vede fermo lì all’incrocio, parcheggia la macchina e mi chiede sorridente se ho bisogno di un passaggio, ma no, le rispondo che sto già aspettando qualcun altro, grazie mille, ci vediamo domani a pranzo nel solito posto. Lei riprende la macchina e scompare all’orizzonte.
C’è un ometto sui cinquant’anni, con i baffi grigi e gli occhiali, alto e magro, dice che è stanco di star lì a bere e vuole andare a casa. L’ometto tarchiato che gli sta di fianco, anche lui sui cinquant’anni, anche lui coi baffi grigi, ma basso e con dei bei muscoli da lavoratore sulle braccia, gli dice di stare attento ai camion. L’ometto magro gli risponde che se dev’essere un camion, che sia grosso e pieno di ghiaia, un colpo secco e via.
L’ometto basso e tarchiato, coi baffi grigi e i muscoli da lavoratore, è un camionista. Dice che lui è una vita che fa sue giù tra l’Emila e Napoli, sempre in autostrada, spesso anche la notte, e dice che è un attimo che un giorno è qui a bere e il giorno dopo no, e ha una passione sola nella vita e la vuole coltivare fino in fondo: gli piacciono le macchine grandi, i gipponi. Non è pieno di soldi, dice, perciò lui i gipponi li deve comprare usati, basta che abbiano dei motori abbastanza potenti da esser disposti a fare almeno il triplo della strada che hanno già fatto quando li compra; lui li tiene qualche anno, poi li vende e ne compra degli altri. Il prossimo sarà un gippone grosso per davvero, dice, un bolide americano. Questa è la sua passione, nella vita non ha altro, a parte fare un salto ogni tanto al bar dell’incrocio tra Via Di Mezzo e Via Guercinesca per dire due cazzate con gli amici, tutta gente che ha conosciuto lì, nel bar dell’incrocio tra Via Di Mezzo e Via Guercinesca, dove le macchine passano e non si fermano mai.
Quando il mio passaggio arriva, saluto i nuovi conoscenti e mi faccio portare a casa, una ventina di chilometri verso nord-ovest, è già quasi sera. C’è il primo vero caldo dell’anno, il cielo è sereno come non lo è mai stato dall’estate scorsa, e c’è un tramonto bello, denso, che dal giallo vira verso un arancione che squilla, e che fa venir voglia di mettersi a ridere.
Mentre andiamo, dobbiamo fermarci un mezzo minuto, quando ci attraversano la strada una paperella con tutti i suoi anatroccoli al seguito, qui li chiamiamo ciccini.
E sembra di non aver aspettato altro, da un bel po’ di tempo, che un giorno pieno di vita così.
Pensa te, quante cose, che si scoprono e succedono, quando fai un incidente.


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