E in un libro che si chiama Limonov, del 2011, Emmanuel Carrère dice che Limonov parlava in modo semplice e immaginoso, con l’autorevolezza di chi sa che non verrà interrotto e una predilezione per gli aggettivi «magnifico» e «mostruoso». E che Limonov non conosceva vie di mezzo: tutto era magnifico o mostruoso.
E nello stesso libro, Evgenij Nikolaevič Prilepin, conosciuto come Zachar Prilepin, dice che la prima volta che aveva visto Limonov aveva pensato «È un individuo magnifico, capace di atti mostruosi.»
E invece in un libro che si chiama Libro dell’acqua, del 2002, Ėduard Veniaminovič Savenko, conosciuto come Ėduard Limonov, o anche solo Limonov, dice che la prima tempesta della sua vita gli aveva rivelato tre cose. La prima: che non soffriva il mal di mare. La seconda: che si aspettava da un momento all’altro che contro il finestrino si abbattesse un calamaro o una piovra, cosa che non era poi successa. La terza: che il mare durante e dopo una tempesta odora come una botte di cetrioli.
Così va la vita.