Una stupidata

Ieri sera, dopo cinque mesi, sono andato a un concerto. Non mi sembrava vero.
Poteva anche essere brutto, e sarebbe stato bello lo stesso. Per fortuna è stato bello, quindi è stato bellissimo. Sul palco c’era Caso che suonava con la band (in passato l’avevo sempre visto da solo), e di fianco a loro Francesco Farabegoli (disappunto) dipingeva dal vivo.
E a un certo punto, scusate, è una stupidata, ma mentre ero lì seduto a guardare e ad ascoltare ho notato che Caso, che è alto, magro, con la barbetta e il cappellino, aveva portato con sé un bassista alto, magro, con la barbetta e il cappellino, e un batterista alto, magro e anche lui con la barbetta e il cappellino. Allora, è stato automatico, ho pensato subito a quello che c’è scritto nel settimo capitolo di un libro che si chiama Le avventure di Pinocchio. Storia di un Burattino, del 1881, di Carlo Collodi, pseudonimo di Carlo Lorenzini, dove Pinocchio prima fa lo schizzinoso e non vuole mangiare le bucce e i torsoli delle pere che gli dà Geppetto, poi però ha talmente fame che mangia anche quelli, e Geppetto gli dice:

— Vedi, dunque, che avevo ragione io quando ti dicevo che non bisogna avvezzarsi nè troppo sofistici nè troppo delicati di palato. Caro mio, non si sa mai quel che ci può capitare in questo mondo. I casi son tanti!…

E mi sono messo a ridere da solo.
(L’avevo detto che era una stupidata.)


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