Erofeev (2)

E sempre in un libro che si chiama Mosca-Petuškì (sottotitolo: Poema ferroviario), probabilmente del 1970, Venedikt Vasil’evič Erofeev dice che, oh, se tutto il mondo, se tutti, fossero come è lui adesso, mite e pavido, e se non fossero sicuri di niente, né di sé stessi, né della serietà del proprio posto al sole, come sarebbe bello! Nessun entusiasta, nessuna impresa, nessuna mania, una generale vigliaccheria. E dice che lui accetterebbe di vivere per l’eternità, se gli mostrassero un angolino dove non è sempre il momento di fare delle imprese.


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