Delle cose che fan tremar le gambe

Il terremoto, per esempio, è una cosa che fa tremar le gambe. Appena hanno smesso di tremare, le gambe, anzi, meglio, mentre stavano smettendo di tremare, avevo scritto qualche post dove spiegavo cosa fosse stato per me il mio personale tremar di gambe, e anche quello della mia famiglia.

Poi, una sera, le ragazze del Coro delle Mondine di Novi di Modena ci han chiamati a leggere di fronte ai novesi, e io avevo preso questi post, li avevo mischiati e riscritti, e me li ero portati dietro, un po’ intimorito. Quella sera là, il 24 di giugno, era la prima volta che i novesi uscivano di casa, chi aveva ancora una casa, o dalle tende, o dai camper e dai container, per passare una serata tutti insieme e tirare un po’ di fiato. Giocava l’Italia agli Europei, quella sera là, e all’inizio speravamo ingenuamente in una partita corta, novanta minuti canonici più i recuperi e via, ma alla fine è andata bene che fossimo arrivati ai rigori, ché voleva dire star più tempo all’aria aperta insieme, a ridere e scherzare, ed era un periodo, quello, l’abbiam capito dopo, che c’era una gran voglia di stare insieme all’aria aperta a ridere e a scherzare. E infatti, alle due di notte, quando abbiam finito di leggere, di suonare, di cantare e di guardar l’Italia, erano tutti ancora lì sulle tribune del Parco della Resistenza, i novesi, anche i vecchi e i bambini, e mio nonno mi diceva che era da quando aveva trent’anni, negli anni cinquanta, che non andava a letto così tardi: era contentissimo. Quella sera là, leggere davanti ai miei concittadini la storia della mia famiglia durante e dopo il terremoto, anche quella è stata una cosa da far tremar le gambe. Forse più del terremoto.

E alla fine, ieri sono uscite le nomination per i Macchianera Italian Awards, una specie di Notte degli Oscar della blogsfera, e mi son ritrovato in nomination nella categoria “Miglior articolo o post dell’anno” con uno dei post che avevo scritto e che avevo intitolato Generi di prima necessità. In verità, per metà l’ha scritto mia sorella, o meglio: le ho rubato delle parole che aveva scritto su facebook, e lei non era così convinta di farmele pubblicare, che si vergognava, ma vabbè, sono pur sempre il fratello grande e le ho prese lo stesso. E insomma, niente, se avete voglia, votateci (qui),  avete tempo fino al 26 di settembre. Poi, se non vinciamo, fa lo stesso, ché io, personalmente, son già contento così, talmente contento che è una cosa da far tremar le gambe. Forse più del terremoto.

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(Se votate anche Barabba nella categoria “Miglior sito letterario”, grazie, ci fa piacere.)


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