Così va la vita (una vita da cani)

Sembrerà incredibile per quelli un po’ più giovani di me, ma c’è stato un tempo in cui i telefoni avevano i pulsanti e non facevano le foto. La prima foto che ho fatto con un telefono, che in realtà era poi la seconda perché la prima era una prova, era la foto di un robino peloso molto piccolo di poco più di due mesi, sul marroncino arancione, che era parcheggiato lì in casa nostra, temporaneamente.
La vita di quel robino marroncino arancione era cominciata un po’ in salita, era già stato in due case diverse, una settimana nella prima, tre o quattro giorni nella seconda, ma poi avevano sempre richiamato perché andassero a riprenderselo. Quel giorno lì, quello della prima foto, mia suocera, che era la padrona della madre del robino e del resto della cucciolata, ci aveva chiesto se potevamo andare noi a recuperarlo perché lei aveva un impegno. Così eravamo andati e l’avevamo parcheggiato a casa nostra.
Noi avevamo deciso che in quel nuovo appartamento piccolo del centro dove vivevamo insieme da qualche anno, senza giardino o balcone, e molto torrido d’estate senza la possibilità di montare un condizionatore, non ci avremmo mai messo un cane, anche se io ne avevo quasi sempre avuti quando vivevo con i miei genitori. Grushenka, poi, era una da gatti, non si affezionava tanto ai cani.
Solo che eravamo lì, in attesa di riportarlo a casa sua, e mentre aspettavamo, dopo un po’, ci siamo guardati, ci siamo sorrisi e abbiamo detto: «Ma sai cosa? Lo teniamo qui.»
E così avevamo fatto.
E questa è la foto di cui parlavo prima:

Il resto, come si dice, è storia. La storia di una famiglia che si allarga, coi suoi alti e i suoi bassi, con le sue sfighe domestiche e le sue meraviglie, eccetera, per quasi tredici anni. Fino a ieri, quando dopo alcuni mesi di battaglie contro una cosa brutta sedata a forza di antibiotici e antidolorifici che l’aveva reso prima senza forze, poi un po’ sordo, poi cieco e infine quasi immobile, abbiamo preso aria, abbiamo espirato forte, abbiamo fatto quella telefonata e siamo andati a fare l’ultima puntura.
LA puntura, con l’articolo tutto in maiuscolo, come la chiamano qui da noi.

E basta. Tutto finito.

Ciao Rasko. E grazie per tutte le passeggiatine al parco, le leccate, le scorrazzate su e giù per i corridoi dietro la gatta, le colazioni al bar, le cacche raccolte e le pisciate, le coccole sul lettone e le tue puzze; e grazie di averci aspettati, sempre, a casa dei nonni quando non potevamo o non riuscivamo a tenerti con noi.
E scusa. Scusa per tutte le volte che siamo usciti senza di te, per le sgridate inutili nei periodi di tensione, scusa se abbiamo sbagliato qualcosa, qualunque cosa fosse, senza saperlo; e soprattutto scusa per non averti voluto bene come tu ne hai voluto a noi. Perché coi cani funziona così, che non riuscirai mai ad amarli tanto e sinceramente così come loro amano te.

Stanotte mi sono svegliato, c’era caldo, avevo sete. Ho messo i piedi giù dal letto per andare a bere e ho controllato dove fossi, per non pestarti, che sei del colore del pavimento. Ma non c’eri più.

Così va la vita.

(Rasko, 2009-2022)


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2 risposte a Così va la vita (una vita da cani)

  1. Patfumetto ha detto:

    Quando leggo di canetti che se ne vanno leggo sempre la storia della mia Milou. Avere accanto questi pelosi, queste vite altre, questo affetto… Un saluto a Rasko

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