Così va la vita (come Kirk con Kubrick)

E sempre in un libro che si chiama Con Kubrick, del 2000, Michael David Herr dice che:

Stanley non avrebbe mai potuto fare a meno di notare che pochissimi registi avevano, nei film che realizzavano, qualcosa che si avvicinasse anche solo da lontano all’autonomia decisionale. Diceva che il modo in cui erano gestiti gli studios negli anni Cinquanta gli faceva pensare all’osservazione di Clemenceau sul fatto che gli Alleati avevano vinto la prima guerra mondiale solo perché i nostri generali erano leggermente meno stupidi dei loro. Era deciso a trovare un modo per avere successo lì, perché non riusciva a immaginare dove altro avrebbe potuto fare film. La sua ambizione era spettacolare, aveva talento e fiducia in sé, una mente d’acciaio, e i controcoglioni. Capiva chiaramente che in ogni film qualcuno doveva avere il comando, e riteneva che avrebbe anche potuto essere lui.

Mi disse che doveva tutto a Kirk Douglas. Una volta Douglas lo definì «una merda di talento», e questa potrebbe essere stata una delle cose più carine che disse di lui. Aveva recitato come protagonista in Orizzonti di gloria, e se anche quel ruolo aveva giovato non poco alla sua carriera, sentiva che Stanley era in debito con lui, e pensava che sarebbe stato grato e accondiscendente quando lo chiamò per sostituire Anthony Mann dopo tre settimane di riprese di Spartacus. La sceneggiatura era stata scritta da Dalton Trumbo, che nel 1958 era ancora sulla lista nera, e quando i produttori cominciarono a essere tormentati dai dubbi, non sapendo se convenisse correre il rischio di attribuire la sceneggiatura a Trumbo, Stanley suggerì di risolvere il problema attribuendola a lui. (Douglas disse che Stanley non scrisse mai una sola parola di quella sceneggiatura, ma io ho qualche dubbio. Il Crasso interpretato da Laurence Olivier è il personaggio più complesso mai apparso in un film epico di genere, è quasi shakespeariano, e sono sicuro che Stanley abbia scritto e dato forma anche in altri modi a molte di quelle scene. Non penso, sia chiaro, che abbia scritto battute come: «In piedi, Spartaco, cane della Tracia».) Kirk Douglas (e questa è bella) fu offeso dal chutzpah1 di Stanley.

Ma nella fattispecie, la storia si concluse con uno dei loro violenti screzi, mentre Kirk era a cavallo e Stanley a piedi, sul punto di girare una scena. Kirk spinse il suo stallone bianco campione della libertà contro Stanley per far prevalere il suo punto di vista, ossia che lui era la star e il produttore, rivolgendo il fianco del suo cavallo contro Stanley, facendolo sempre più arretrare per rimandarlo a casa, poi se ne andò al galoppo lasciando Stanley nella polvere, furibondo e umiliato, quando ecco che uno dei saggi della troupe passa di là e dice: «Ricorda, Stanley – è l’opera che conta»2.

Così va la vita.

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1.^ In yiddish il termine chutzpah indica l’affronto che commette chi oltrepassa impudentemente le regole. È opportuno ricordare che anche Kirk Douglas era di origine ebraica.
2.^ Amleto, atto II, scena II, V. 604.

(Le note sono sempre di Michael David Herr.)


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