La Relatività testuale

In tanti anni di blog, dal 2004 circa, non ho mai fatto una cosa come quella che sto facendo adesso. Oggi volevo scrivere due righe sul Wrestling, ma poi, mentre mi sono messo a farlo, ho notato che stava succedendo questa cosa che sta succedendo ancora e che adesso vi spiego e, niente, le due righe sul Wrestling le scrivo poi un’altra volta (non che fosse importantissimo).
Beh, insomma, questa cosa che sta succedendo è che sto scrivendo un post e sono su un treno, non mi era mai capitato, e mi sono ritrovato a pensare che le parole che scrivo sono tutte qui sullo schermo, ma in realtà, mentre sono state digitate, erano un bel po’ più indietro di dove sono io adesso. Tra l’altro, visto che sulla tastiera vengono digitate un carattere alla volta, nonostante sullo schermo le parole appaiano piane, per il largo, da sinistra a destra, se penso a quando le ho digitate sono là, dietro di me, per il lungo, un carattere alla volta in fila indiana, uno davanti all’altro, che se uno dovesse leggerle o anche leggere tutta la frase o tutto il post che sto scrivendo in questo momento, dovrebbe fare come fa Pac-Man quando mangia le palline gialle nel corridoio blu (gabo gabo gabo!).
E quindi scrivo una parola, tipo questa, o questa, poi questa, e quest’altra ancora, posso scrivere qualsiasi cosa, cane, gatto, palinsesto, suprematismo, circonvallazione, chincaglieria, eccetera e mentre la scrivo questa è già dietro di me. Anche questa, e poi questa, e poi questa, albicocca, seggiovia, temporale, sono tutte rimaste indietro. E per voi che leggete non ha senso tutto ciò e forse non lo avrà neanche per me una volta arrivato a casa quando rileggerò il post. Però, se ci pensiamo, è una cosa, quella di scrivere in movimento, che facciamo sempre da quando abbiamo i telefoni con la tastiera, ci lasciamo dietro una scia continua di parole in fila indiana, prima sms, adesso testi più lunghi, chiacchiere, stupidate, frasi d’amore, frasi d’odio, fake news, dichiarazioni, pensieri profondi, barzellette, ogni tanto ci fermiamo e ne scriviamo delle altre, poi ripartiamo scrivendo e così via. Molto spesso il Pac-Man che ci legge dovrebbe fare solo qualche metro a piedi per leggere tutto quello che abbiamo scritto.
Nel mio caso, invece, adesso, dovrebbe andare velocissimo, quasi a duecento chilometri orari, comincerebbe a leggere da Milano Porta Garibaldi delle parole che parlano di Wrestling partendo da una citazione di Ta-Neishi Coates, poi però quel testo si interromperebbe per qualche chilometro, potrebbe rimanerci male, potrebbe pensare che è un peccato, che era una storia così interessante, e intanto che pensa così, arriverebbero all’improvviso delle altre parole che dicono che In tanti anni di blog, dal 2004 circa, non ho mai fatto una cosa come quella che sto facendo adesso, arrivando fino a quel Ciao che chiude questo post, in un punto imprecisato tra Lodi e Piacenza, sulla ferrovia dell’Alta Velocità per Reggio Emilia. Lascio tutto qui per lui, così com’è venuto fuori senza rileggerlo.
Ciao.


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