Un paio di reading per la Pasqua dei lavoratori

I socialisti italiani, vivamente consapevoli del fascino spontaneo della nuova Festa del lavoro agli occhi di una popolazione in gran parte cattolica e analfabeta, usarono l’espressione «Pasqua dei lavoratori» almeno a partire dal 1892, e simili analogie diventarono correnti in campo internazionale dalla seconda metà degli anni Novanta. […] Possediamo uno straordinario volantino del 1898 proveniente da Charleroi, in Belgio, riproducente quella che può essere solo definita una predica da Primo maggio; nessun’altra etichetta sarebbe adeguata. Fu stilato dai, o a nome dei, dieci deputati e senatori del Parti Ouvrier Belge – atei dal primo all’ultimo, senza dubbio – sotto il duplice motto «Lavoratori di tutto il mondo unitevi (Karl Marx)» e «amatevi gli uni con gli altri (Gesù)».

(Eric J. Hobsbawm, Il Primo maggio: nascita di una ricorrenza, 1990; in Gente non comune, BUR Storia, 2007.)

La «Pasqua dei lavoratori» la festeggio a Torino, che ci sono già stato due volte, ma sempre durante il Salone del Libro, e quindi la città non l’ho mica mai vista (però una volta ho mangiato un ottimissimo e tipicissimo tentacolo di polpo ai ferri in un ristorante del centro).

Già che son lì, il 3 maggio, insieme a due tipi bislacchi che alcuni conoscono come Diego Viarengo e Alessandro Bonino, coi quali ho da poco messo su un blog, si fa una specie di reading al Circolo Arci Casseta Popular dal titolo: La prosa della domenica: letture e riletture di e su I FERRI DEL MESTIERE di Fruttero & Lucentini (e delle altre cose). (Dovremmo poi rifarlo durante il Salone del Libro, il 19 maggio, ma c’è tempo.)

Il giorno dopo, il 4 maggio, sarò invece a Cambiano (TO), in un luogo molto suggestivo chiamato Fornace Carena, per una Festa della Solidarietà dove suona la Fanfara di Montenero, si raccolgono dei soldi per il mio natìo borgo selvaggio, Novi di Modena, e dove anch’io leggerò un paio di cose sul terremoto. (Ci sarà poi del gran gnocco fritto d’importazione novese, questo lo dico per i torinesi e limitrofi, che loro forse il gnocco fritto, quello vero, quello con l’articolo determinativo maschile singolare, non l’hanno mica mai sentito.) Questa qui è la locandina.

Be’, se siete da quelle parti, ci sono anch’io.
Torino, per come l’ho vista finora, è una città molto bella con un fiume molto piccolo, che i locali chiamano Po. A noi emiliani, detta come va detta, sembra soltanto un Po’.


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4 risposte a Un paio di reading per la Pasqua dei lavoratori

  1. e.l.e.n.a. ha detto:

    leggo che verrai a torino, la mia città.
    e cercherò di esserci in uno dei due appuntamenti.
    e allora vorrei segnalarti un po’ di torinesi che verranno dalle tue parti questo mercoledì, 17 aprile.
    http://www.sassuolo2000.it/2013/04/15/spicgil-mirandola-post-terremoto-mercoledi-spettacolo-salute-donne/
    io sono un po’ di parte (scusa il gioco di parole) perché c’è anche la mia mamma.
    e io sono molto orgogliosa di quello che fa.
    ciao.

    e.l.e.n.a.

  2. aubreymcfato ha detto:

    devi mangiare la bagnacauda, a Torino, ve’! (con signora, e la signora la deve mangiare, chè sennò non ti si fila per due giorni).

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