Service Unavailable (da sette anni)

Qualche tempo fa avevo ritrovato su gmail una sottocartellina annidata tra quelle dove un tempo raccoglievo i messaggi per le cose di Barabba, e questa sottocartellina si chiamava “GIAOH“. Dentro c’erano un po’ di link sulla morte del FriendFeed, raccolti al volo in quella due giorni pazza pazza pazza del 9 e 10 aprile di sei anni fa.
Alcuni di quei link oggi sono morti, altri sono diventati privati. Quelli ancora in vita sono questi qui (se cliccate, e poi proseguite con la lettura, sembra una specie di funerale in differita):

E c’erano anche:

  • Uno screenshot di una cosa scritta dell’elena in una stanzetta privata:
  • Poi una cosa dal feed di eio che diceva così:

Friendfeed era l’unica cosa bella di internet 🙁

  • Una mail intera di Ubikindred:

Vi ho amato quando fuori c’erano mille gradi e io sudavo come una bestia preistorica e voi vi lamentavate del freddo
Vi ho amato quando a -7 cantavate le gioie del teaminverno
Vi ho amato quando suonavate la chitarrina con le canzoni di De André
Vi ho amato anche di più quando vi scappavano in home cazzi deformi, felici per un istante, della loro teratogena libertà
Vi ho amato quando “quelli che lavano le scale è perché se lo sono meritati”
Vi ho amato quando se metti la cipolla nell’amatriciana devi morire gonfio, ma è cosa buona e giusta stirare gli stronzi che
vanno in bicicletta solo per dare fastidio ai nostri SUV
Vi ho amato quando abbiamo litigato per un migliaio di commenti partendo dalla frase “uh, nuvoloso quest’oggi, nevvero?”
Vi ho amato quando i Led Zeppelin fanno cacare.
Vi ho amato tutti, grandiosissime teste di cazzo.

Va detto che però ho amato ancora di più le puppe

😀
GIAO

  • Un post senza link, forse da facebook, di Azael:

“Friendfeed è morto davvero. L’unico social network che abbia mai avuto un senso, un posto in cui essere Vip non serviva a un cazzo, in cui uno scemo era semplicemente uno scemo e un coglione un coglione. Un posto in cui le opinioni non avevano tutte lo stesso valore, perché le opinioni-opinioni si separavano automaticamente, come per una misteriosa forma di mitosi, dalle opinioni-cazzate. Su Friendfeed nessuno avrebbe mai potuto pensare di pubblicare un articolo complottista, una bufala, una scemenza, senza prendersi un vaffanculo didattico, né di riportare una tesi approssimativa senza sorbirsi quatrocentrottanta commenti in grado di fare la punta al cazzo pure al secondo principio della termodinamica. Friendfeed è stato un posto, un luogo, non un social network. Un social network è questa merda di Facebook, o quell’aborto di Twitter, sono strumenti in grado di appiattire tutto, di far sentire l’imbecille una persona normale e la persona normale un imbecille. Questi social network sono come la vita, non aggiungono niente e non tolgono niente; ci trovi dentro quello che crede alle scie chimiche e quello che posta il buongiorno sette volte al giorno; e non c’è modo di uscirne diversi. Su Friendfeed le idee entravano in un modo e uscivano in un altro. Friendfeed era un ambiente difficile, tutto era iperbolico, ciò che era leggero diventava pesantissimo, ciò che era pesante diventava una sciocchezza da bar. Si scherzava sulla morte e si litigava per il colore di un divano. Su Friendfeed ho conosciuto fenomeni veri, artisti, persone realmente geniali e persone di una bontà non umana. Anche gli scemi su Friendfeed erano estremi. Uno scemo su Facebook si limita a scrivere cazzate, su Friendfeed uno scemo era in grado di costruire una storia finta, di sostenerla, di cambiarsi la vita per giustificarla e poi di scomparire nel nulla per non “perdere il flame”. Probabilmente Friendfeed era solo un filtro che desaturava la realtà e la mostrava per quello che era, con lo sguardo cinico e disilluso di un cane vecchio che ti piscia sul mocassino di pelle di cane. Friendfeed ha segnato un’epoca, almeno la mia, sette anni di risate, di discussioni, di persone conosciute, di persone incontrate, di amicizie e di smadonnamenti roboanti, di condivisione di una certa idea di realtà. Ora è finita e spiegare Friendfeed a chi non c’era, spiegarlo qui su Facebook tra l’altro, è inutile e paradossale. Quanto a chi c’era, beh, ci troviamo in giro, su questi social imperfetti o nella vita di tutti i giorni, e ci riconosceremo perché saremo sempre quelli seduti scomodi, a trattenere bestemmie, giudizi universali e benaltrismi non euclidei. Grazie di tutto socialino dell’odio, sei stato la cosa più bella di Internet, la cosa più divertente di questi anni, una delle cose più belle di qualsiasi cosa.”

  • Un mio commento, salvato e mai postato, chissà per chi:

Visto che c’è la replica della replica della replica della polemica, visto che stiamo chiudendo dico la mia. È innegabile che certe dinamiche ci siano state su friendfeed. Però uno si sceglie non solo le persone che gli stanno intorno, ma anche il tono della conversazione cui partecipare. I flame li ho visti passare e li ho evitati con serenità. So che ci sono, ma nel mio feed ci sono stati anche un matrimonio, alcuni bambini, bellissimi dj set, cose buffe e interessanti, e notevoli affetti

  • Il pezzo di un post che avevo scritto anche qui, si intitolava FriendFu e diceva così:

Forse dovrei raccontare di come sono finito su FriendFeed, nella tarda primavera del 2009, ma non mi ricordo più il perché. Forse dovrei dire che senza il FriendFeed il mio parco amici sarebbe molto ma molto più ridotto, adesso come adesso, e che ci sono persone che ho conosciuto nel 2010 ma che reputo amici d’infanzia per tutte le cose che abbiamo fatto, detto, letto, condiviso, eccetera negli anni, ma sono cose personali. Forse dovrei parlare di come grazie al FriendFeed mi sia capitato di ritrovarmi a leggere racconti ad alta voce in pubblico, una cosa che non avevo mai nemmeno pensato di poter pensare di fare, prima del Friendfeed, ma l’avrò già detto millemila volte.

Mi ricordo la prima discussione cui partecipai in quella tarda primavera del 2009, appena decisi username, password e avatar, e dopo aver cliccato sulla Home dove stavano le discussioni di tutti gli altri. Era un thread di un utente di nome bloggo, si parlava dell’opportunità o meno di fare la pipì nella doccia, nella propria e in quelle altrui.
Era esattamente il posto nel mondo in cui volevo stare.

  • L’altr’anno avevo letto un libro che si chiama Prima l’italiano. Come scrivere bene, parlare meglio e non fare brutte figure, del 2019, dove Vera Gheno nei ringraziamenti dava:

un abbraccio alla mia tribù virtuale di Friendfeed: l’avranno pure chiuso, il nostro socialino, ma once a friendfeeder, always a friendfeeder.

  • E infine, c’era anche un tumblr che si chiama #salutifinali, che se uno ci clicca e comincia a sfogliarlo gli viene il magone (siete avvertiti): ffsalutifinali.tumblr.com

E questa è una cosa che posto tutti gli anni, il 10 di aprile, e quest’anno mi accorgo adesso che, dato che mi ero iscritto a FriendFeed nella primavera del 2009 e che FriendFeed è stato chiuso il 10 aprile del 2015, va a finire che è più il tempo che sono stato senza FriendFeed di quello che ho passato su Friendfeed. Una cosa abbastanza incredibile.

E poi basta.
Troppe emozioni anche per oggi.

Giaoh.


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3 risposte a Service Unavailable (da sette anni)

  1. Gwendalyne ha detto:

    Ne scrissi anch’io, alla vigilia dell’irreparabile.

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