Questa è l’acqua

La settimana scorsa, in preda a un calo d’attenzione credo dovuto in parte al nervoso che viene sempre col traffico dell’ora di punta, in parte alla sfiga, in parte che son scemo, ho fatto un incidente: ho centrato bel bello il fianco di una macchina che aveva la precedenza. Per fortuna non s’è fatto male nessuno.
Oggi, in pausa pranzo, stava succedendo la stessa cosa ma tutta al contrario: c’ero io che andavo per la mia strada con la precedenza e un camioncino è spuntato da un incrocio senza badare a me.
Ho frenato in tempo
Ho suonato il clacson.
Abbiamo, come si dice, sfiorato la tragedia.
Il tizio sul camioncino, a quel punto, ha alzato una mano dietro al finestrino col gesto classico di chi chiede «scusa, veh, non volevo, mi sono distratto.»
Normalmente, per come sono fatto, mi sarei incazzato come una bestia. E invece ho alzato una mano anch’io, dietro al mio finestrino, con un gesto molle che voleva dire «ma no, ma valà, succede a tutti prima o poi, siamo, io e te, solo esseri umani che sguazzano per breve tempo e senza meta in questo pazzo pazzo mondo, meno male che non è successo niente, dai, tutto a posto, pace, vai con dio.»
E i nostri gesti con le mani sono diventati dei saluti.
Poi siamo ripartiti, ognuno per la sua strada, lui di là, io di qua.


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