Pensare che quest’anno volevo stare a casa

La prima volta in vita mia che sono andato al Salone del Libro di Torino era il 2011, mi avevano chiamato con tutta la truppa barabbista quelli di Bookrepublic per fare un discorso dal titolo “Barabba Edizioni: una casa editrice tanto carina, senza soffitto e senza cucina“. Perché avevamo fondato una specie di casa editrice inesistente. Eravamo tipo l’avanguardia.

La seconda volta in vita mia che sono andato al Salone del Libro di Torino era il 2012, mi avevano chiamato con tutta la truppa barabbista quelli di Bookrebublic per fare un punto della situazione dell’editoria con un discorso dal titolo “Un nome nuovo per l’imperatrice (contro la minaccia del self-publishing)“. Eravamo un po’ meno avanguardisti, perché il mondo elettrico spesso va più veloce delle singole persone.

La terza volta in vita mia che vado al Salone del Libro di Torino è domenica 19 maggio 2013, mi han chiamato con tutta la truppa della prosa domenicale al Salone Off, e precisamente nello SPAZIO INCONTRI OPEN del Complesso Sportivo Trecate in Via Trecate 46, dalle 15.30 alle 16.30, per fare un reading dal titolo “La prosa della domenica: letture e riletture di e su I FERRI DEL MESTIERE di Fruttero & Lucentini (e delle altre cose)“. Perché qualche mese fa abbiamo fatto ristampare un libro via twitter. È un attimo, nel mondo elettrico, anche un po’ per caso, tornare a fare l’avanguardia.

(Poi magari l’anno prossimo sto a casa.)


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