Treno della Memoria 2012 (un reportage) – prima parte

Dodici anni fa ero andato sul Treno della Memoria da Fossoli a Birkenau, insieme al dottor Carlo Dulinizo e a una marea di studenti delle superiori. Al ritorno, qualche mese dopo, mandandoci dei messaggi tra Carpi e Cuba (dove si trovava in quel momento il dottor Dulinizo), avevamo scritto un piccolo reportage in due parti per No Borders Magazine, una webzine di viaggi e imprese titaniche che oggi non esiste più. Quel reportage doveva molto alle parole di Paolo Nori e Carlo Lucarelli che erano sullo stesso nostro vagone, due o tre cuccette più in là, e, come faccio tutti gli anni, quando mi ricordo, lo metto qui sul blog. Quest’anno col dottor Dulinizo abbiamo deciso di leggerlo. Lo spezzo in due parti perché è un po’ lungo, e questa qui sotto è la prima. Buon ascolto.

TRENO DELLA MEMORIA 2012, PRIMA PARTE: IL TRENO

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Cassola (2)

E sempre  in un libro che si chiama Il superstite, del 1978, prima parte di quella che viene chiamata Trilogia atomica, Carlo Cassola dice che:

Si potrebbe dire che gli uomini sono pieni di virtù, alcune solo latenti, che vengono fuori in certe circostanze. Ma è indubbio che queste virtù ci siano: per cui, se l’uomo ha distrutto il mondo, non lo ha fatto per malvagità ma per stupidità. L’uomo è buono ma è stupido. Come il cane. Nessuna delle teorie che affermano il contrario mi ha mai sedotto a lungo.


Cassola

E in un libro che si chiama Il superstite, del 1978, prima parte di quella che viene chiamata Trilogia atomica, il cui protagonista principale, anzi l’unico protagonista, è un cane di nome Lucky, Carlo Cassola dice che:

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Scarpe rotte

Oggi, settantaquattro anni fa, alle Fonderie di Modena venivano ammazzati sei operai, e feriti altri duecento, dalla polizia. Mio nonno Corrado mi raccontava questa cosa qui:


(Questa è invece una cosa che posto tutti gli anni il 9 di gennaio, e quest’anno invece di riscriverla l’ho letta. Portate pazienza.)


Rodari

E in un libro che si chiama La freccia azzurra, del 1964, Giovanni Rodari, detto Gianni, dice che:


una cosa che posto tutti gli anni per l’Epifania, ma quest’anno le cose che posto tutti gli anni provo a leggerle. Vediamo se ci riesco.) (Ce n’è una versione anche su Threads.)


2023 in pictures

Cominciato benissimo, finito malino. Eppure siamo vivi.

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Come ogni anno

«Marley era morto, tanto per cominciare.»


Dei ricordi (41)

Il 21 dicembre del 2016, ma anche il 21 dicembre del 2017, il 21 dicembre del 2018, il 21 dicembre del 2019, il 21 dicembre del 2020, il 21 dicembre del 2021 e il 21 dicembre del 2022 avevo scritto una cosa intitolata “ciao” che diceva così:

Volevo solo dire che «senza canditi» non è un valore aggiunto.

E adesso l’ho scritto anche il 21 dicembre del 2023.
Addirittura anche su Threads.
A posto così.


(Qui ci sono degli altri ricordi, se uno è interessato)


C.C.C.P.

Chiedevo sempre a mio padre cosa volesse dire C.C.C.P., quando lo leggevo sulle canottiere degli atleti ai mondiali o alle olimpiadi.
Mio padre rispondeva tutte le volte: «Col Cazzo Che Perdiamo!»
Avevo dieci anni quando cadde il muro. Quasi undici.


una cosa che posto tutti gli anni, quando mi ricordo, il 9 di novembre.)


Rosmarino

[Sul centenario della nascita di Italo Calvino (che cadeva ieri, ma ormai sono così attento alle cose che è già una fortuna arrivare con un giorno di ritardo) mi viene in mente che nel giugno di dieci anni fa, cioè quasi praticamente nel nonagenario (senti che bella parolona, nonagenàrio) della nascita di Italo Calvino, su un vecchio blog vagamente letterario che si chiama Barabba avevo pubblicato un pezzo intitolato “Rosmarino” che faceva così]

Siamo in vacanza al mare, solo che oggi c’è brutto tempo. Allora siamo andati in gita in un paesino qui di fianco, dove c’è una salita che porta a un borgo medievale e, lassù nel punto più alto, a un cimitero. Nel cimitero c’è una tomba circondata da delle piante di rosmarino, che m’immagino come dev’esser bella quando tutto quel rosmarino fiorisce, coi suoi bei fiori tra il viola e il blu. E c’è un profumo, intorno, che è quasi un piacere starci davanti, e rimanere serio è l’ultima cosa che ti passa per la testa. Viene da sorridere, è inevitabile.
Eravamo lì da qualche minuto quando ci siamo accorti che eravamo da soli in tutto il cimitero. Ci siamo guardati intorno, con circospezione, poi senza dirci niente abbiamo staccato un rametto di rosmarino e l’abbiamo infilato nello zaino.
Sarà molto buona la bistecca su cui lo metteremo. La chiameremo: bistecca alla Calvino.

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