NOT MOVING – Live in the 80’s (12 anni dopo)

[Il 10 marzo del 2006 pubblicai su HateTv – vecchia e gloriosa webzine – la recensione di Live in the 80’s, una specie di best of dei Not Moving con tanto di documentario in DVD. Ora che HateTV è stata chiusa e l’articolo è sparito dall’internet (anche se continua a essere citato nella pagina di Wikipedia dei Not Moving), e visto che venerdì Lilith, Dome La Muerte e Tony Face vengono a Carpi con una specie di reunion acustica all’interno di una rassegna sul punk che mi rende particolarmente orgoglioso della biblioteca della mia città, ripubblico qui quella vecchia recensione e ci aggiungo qualche annotazione a pie’ di pagina, se uno clicca sui numerelli che incontra durante la lettura. Buona lettura.]

NOT MOVING – Live in the 80’s


(CD + DVD) 2005 Go Down Records/Audioglobe

Per chi, come il sottoscritto, nell’81 aveva appena 2 anni, i Not Moving sono poco più di un nome da inserire nella categoria del “sentito dire”. Tanto più che i loro dischi, piccoli oggettini di culto nel sottobosco dei quarantenni1, sono praticamente introvabili, e i loro vecchi fan, quelli che nell’81 scoprivano gli ardori dell’adolescenza o le disillusioni della militanza politica in locali come il Tuwat, sono generalmente inaccessibili oppure morti di overdose2.
Per un ragazzino alle soglie dei trenta come me3, scoprire a fondo una band come i Not Moving è qualcosa che ti riporta agli anni delle medie, all’era delle cassettine, quando ancora i dispositivi ottici erano roba per pochi4 e la passione musicale si trasmetteva con le fanzine distribuite da gente che dovevi tenere nascosta a mamma e papà, e attraverso passaparola e bisbiglii dei centri sociali cittadini frequentati dai grandi5. Ma già era troppo tardi. Per tutti quelli come me, digiuni per colpa di madre natura del primo punk e dell’epoca d’oro del rock’n’roll, ecco un piccolo riferimento storico:

I Not Moving nascono all’inizio degli anni ’80, ispirandosi a Cramps, X, Gun Club (che precedettero di poco), psichedelia 60’s come 13th Floor Elevators e Seed, surf e punk di stampo newyorkese, Patti Smith, Dead Boys, Real Kids e… insomma, avete capito.
Saranno una delle band di riferimento del panorama italiano in patria e all’estero, insieme a Litfiba, Negazione e CCCP.
Pionieristici, sudati, incazzati e tremendamente fighi.

1981
Il gruppo si forma prendendo il nome da un pezzo contenuto nella compila avveniristica “No NY”, manifesto essenziale della no-wave americana. Dopo qualche tempo lasciano la strada dello sperimentalismo e prendono la via del rock’n’roll più genuino. Tanto che Claudio Sorge, con la sua etichetta Electric Eye, li vuole per la compila “Gathered”, allegata alla rivista Rockerilla, vero e proprio punto di riferimento dell’underground nostrano in quegl’anni.

1982
Un concerto al Celebrità di Pavia (con tanto di sangue e tagli di lamette in puro stile Iggy Pop, assolutamente “avanti” in Italia) ne infuoca la fama e li lancia nel culto della penisola.
Incidono “Strange Dolls”, che arriva nelle mani della BBC e di Jello Biafra, il quale rimarrà per sempre un loro fan sfegatato.
Il chitarrista se ne va e il gruppo si scioglie. Dicono: “Ci riuniremo solo se troveremo un chitarrista sosia di Keith Richards e con il giubbotto con la scritta Cramps”. Lo troveranno di lì a poco.

1983-1984
Si ricompongono con una nuova chitarra e registrano, in un solo giorno, in diretta e senza sovraincisioni, “Moving Over”. La loro notorietà cresce a dismisura anche grazie ad un tour di supporto ai Clash, che li porta a suonare a Milano davanti a 12000 persone.
Segue un tour a Berlino con Litfiba e Pankow e uno in italia come supporters di Johnny Thunders.
Compongono un nuovo LP, “Land Of Nothing”, prodotto da Paul Jeffrey (ex marito di Patti Pravo e fonico degli Exploited), ma l’album non esce per colpa della mala organizzazione interna all’etichetta TNT Records (verrà ristampato solo nel 2003).

1985-1987
Esce “Black’n’Wild”, di chiari riferimenti neo-garage e Stones. L’album viene distribuito all’estero.
“Sinnerman” esce l’anno successivo e, nonostante un missaggio osceno e inconcludente voluto dall’etichetta, porta i Not Moving in RAI, mentre il disco circola sulle emittenti statunitensi che contano.
Segue una lunga sfilza di concerti strepitosi, poi un album, “Jesus Loves His Childrens”, in cui vanno alla ricerca di un suono più “australiano”.

1988
Il bassista, dopo le registrazioni di “Flash On You”, lascia la band. I Not Moving omaggiano Hendrix, si buttano sul garage più pensato e sul punk-funk, ma si scioglieranno di lì a poco per via delle tensioni e delle disillusioni accumulate dopo sette anni di stretta convivenza. Ritorneranno negli anni ’90 con una nuova formazione, qualche LP e poco seguito. Per la Storia, la loro vita finisce nell’88.

2005-2006
Esce “Live in the 80’s”, e si prospetta un ritorno in grande stile6. Un disco di 24 pezzi dal vivo e un DVD, racchiusi in un box che diventa immediatamente un documento storico d’imprescindibile valore. In un’ora di documentario si spalanca davanti ai nostri occhi la realtà di quel piccolo, meraviglioso mondo antico. L’età dei tam-tam, delle fanzine e dei manifesti ciclostilati a mano. L’era in cui il legame tra musica e militanza politica era indissolubile e indiscutibile7.
Le testimonianze del concerto al Celebrità di Pavia dei Not Moving, delle lamette che tagliano la carne del bassista, nello scompiglio generale di un popolo che rispetto al punk londinese vive ancora in campagna. L’immagine di Luca Frazzi, appuntato di spilline8 dei Buzzcocks e degli Ordinary Boys, come a voler creare un ponte tra due epoche così vicine e così lontane. Il ricordo nostalgico della Berlino di Maroccolo e degli anni andati di Claudio Sorge. L’esaltazione di Mauro Giovanardi, che racconta della forza detonante dei concerti dei Not Moving dove “tutto poteva capitare”, insieme ad un Cristiano Godano che ammette di essere passato dall’esterofilia all’amore per un gruppo italiano grazie a quei concerti e a Baron Samedì.9 Sono travolgenti le immagini di un live a Piacenza: un concerto carnale, di quelli veri, con la gente a torso nudo, le creste semoventi, il bassista che suona tracannando una birra stretta tra i denti e la cantante, novella Siouxie peninsulare, ammicca al pubblico scalpitante un pezzo dei Doors così snaturato e punkeggiante da lasciare a bocca aperta. Persino Max Pezzali (!?) sembra ringiovanire e dimostrare che un tempo possedeva almeno un neurone pulsante, e si scopre fan della band ricordando quello strepitoso concerto al Celebrità di Pavia10. La summa di una band al pari con tutto quello che all’epoca arrivava dall’estero, da Londra, da New York. Una band incomprensibile da gran parte dei suoi contemporanei, e amata in modo viscerale da chi elevava quel tipo di sonorità ad uno stile di vita.
Tutto questo nell’ora scarsa di un filmato fatto in casa, con effetti grafici casalinghi, coerente e puro come i dischi di un tempo.

Per chi, come il sottoscritto, nell’81 aveva appena 2 anni, questo è un mattone fondamentale di storia contemporanea. Nel documentario si ammicca ad un ritorno sulle scene dei Not Noving. Dovrebbero avere all’incirca 45 anni a testa11. Non suonano più insieme, seriamente, da 17 anni12. Hanno le rughe, i capelli bianchi e il naso grosso, e nella migliore delle ipotesi si sentiranno ancora dei giovincelli. Ma “c’è un modo dignitoso d’invecchiare”, come dice il generale Giovanni Lindo Ferretti, e i Not Moving dignità ne hanno da vendere.
Bentornati e, per quel che mi riguarda, benvenuti.13

Contenuto DVD:
Documentario, brani dal vivo, apparizioni televisive (archivio RAI), interviste.

Ospiti:
Federico Guglielmi (Mucchio), Claudio Sorge(Rockerilla, Rumore), Luca Frazzi (Bassa Fedeltà, Rumore);
Gianni Moroccolo (Litfiba, CSI, PGR, Marlene Kuntz), Cristiano Godano (Marlene Kuntz), Mauro Giovanardi (La Crus), Max Pezzali (883), Oskar (Statuto), Umberto Palazzo (Santo Niente);
Enzo Onorato (Ex Underground Life e responsabile Lilith Records), Giordano Sangiorgi (direttore di Audiocoop e MEI), Max Dal Pozzo (ex Others e redattore Misty Lane), Luigi Riganti (ex Dark Tales e Giudice del Tribunale di Piacenza), Marco Pastorelli (ex Screamshankers e Lilith Band).

Tracklist CD:
1. Time of resurrection
2. I know your feelings
3. Catman
4. Suicide temple
5. Dog day
6. Cocksucker blues (Jagger-Richards)
7. Spider
8. So far from heaven
9. Mistery fog
10. Baron Samedì
11. No friend of mine
12. Lookin for a vision
13. Sweet beat angel
14. Around me
15. I stopping yawning
16. Stupid girl
17. Goin down
18. Break on through (The Doors)
19. I just wanna make love to you (W. Dixon)
20. Kissin cousins (F. Wise/ R. Starr)
21. (Well’ ride until) The end

Bonus Tracks:
22. Psycho ghoul
23. Wipe out
24. Make up
(1, 8, 9, 11, 14, 20 inedite)

__________
1.^ Bene, adesso ne ho 39. Ommioddio!
2.^ Un po’ mi vergogno di come scrivevo una volta, un po’ no, un po’ quasi mi vergogno di come scrivo adesso. Di scrivere di musica, comunque, se interessa, ho smesso.
3.^ Ommioddio!
4.^ I dispositivi ottici (potevo scrivere CD, invece era un periodo che per scrivere CD usavo l’espressione dispositivi ottici) pare siano tornati a essere una cosa per pochi, e questi pochi sono destinati ad assottigliarsi sempre di più, dato che le fabbriche di dispositivi ottici stanno chiudendo una dopo l’altra. Ora che ci penso, l’anno scorso ho dovuto cambiare la macchina, me ne hanno venduta senza lettore CD.
5.^ I centri sociali cittadini sono ancora frequentati dai grandi (e nell’articolo per grandi si intendeva gente di una certa età, tipo dai venticinque in su), solo che adesso i grandi siamo noi, quelli che una volta andavano nei centri sociali cittadini frequentati dai grandi. Il problema, semmai, è diventato che siamo rimasti solo noi grandi (tipo dai trentacinque in su) a frequentare i centri sociali cittadini.
6.^ Ritorno che poi, alla fine della fiera, non c’è mai stato. Ma è stato bello sperarlo.
7.^ Nel 2006 mi sembrava davvero indiscutibile. Adesso, non lo so, non sono mica più tanto sicuro. Adesso, se uno me lo dovesse chiedere, di indiscutibile credo che non ci sia niente.
8.^ Sarebbe stato meglio spillette, ma era un periodo che per dire spille dicevo spilline.
9.^ Ho scritto davvero tre o quattro frasi di seguito con solo soggetti e senza verbi, ma era un periodo che leggevo troppi americani del secondo novecento. Non che adesso le cose vadano meglio.
10.^ Era un periodo che avevo quel tipo di arroganza lì. Ne approfitto per porgere le mie scuse all’interessato.
11.^ Fate +12.
12.^ Fate ancora +12.
13.^ E insomma, dopo l’uscita di questo articolo mi ricordo che Lilith e Tony Face mi scrissero un paio di mail di ringraziamenti (era un periodo che si contattava la gente usando la posta elettronica) e caso volle che ci incontrassimo se non ricordo male alla fine di quel 2006 dopo un concerto di Lilith and the Sinnersaints (era un periodo che si andava spesso ai concerti anche durante la settimana). Ci abbracciammo sorridenti, bevemmo qualcosa insieme e diventammo amici prima su myspace (era un periodo che tra i giovani andava forte myspace) e poi su facebook (è un periodo che tra gli anziani va forte facebook). Fine della storia.
Non vedo l’ora che sia venerdì.


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