L’Emilia-Romagna, spiegata bene (e ancora meglio)

Io vengo dalla Bassa intorno a Cento. Il mio piccolo paese tra le paludi è stato probabilmente fondato da briganti in fuga che saltavano da una riva all’altra del fosso che separava gli Estensi dallo Stato Della Chiesa. Quella è una zona bastarda e da bambino faticavi a capire: eri sotto la provincia di Ferrara ma il prefisso telefonico era lo 051, e alcune macchine giravano con la targa di Modena. Ricordo il referendum promosso dal Resto del Carlino negli Anni Novanta per far togliere il comune dal ferrarese e farlo passare sotto Bologna. Il centro di Cento si spinge tutto addosso all’argine del Reno, confine stretto e fastidioso. Da sopra si scorge Pieve, si stende la strada per San Pietro, quando è sereno si vedono già gli Appennini e San Luca. A Cento non parlano con la L della tipica e grossolana pronuncia estense, ma sfoggiano corpulente C e S, dandosi già l’aria di stare sotto le Due Torri.
Per cui, se Imola è il trattino di Emilia-Romagna, il centese ne è senza dubbio l’apostrofo.

(enzo, nei commenti a L’Emilia-Romagna, spiegata bene)


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