E adesso?

Dieci o quindici pagine, quasi tutti le sere, qualche volta di più, qualche volta di meno, questa era la media, tutto a voce alta, una voce e un tono diversi per ogni personaggio, meticolosamente, delle volte trattenendo dei magoni, fermandomi ogni tanto a rispondere alle domande o a spiegare il significato di un aggettivo o di un avverbio un po’ difficili, alla luce di una lampada piegata verso il muro o verso il comodino, che non desse troppo fastidio, la lampadina bruciata e cambiata due volte, gli animali accoccolati sulle coperte e tra le gambe, quando faceva freddo, o stesi a boccheggiare sul pavimento, d’estate, l’ordine inflessibile di «denti e pigiama!» prima di cominciare, prendere fiato, un attimo di silenzio, tornare indietro di qualche frase o qualche pagina per riprendere il filo che si era perduto la sera prima, quando gli occhi si erano già chiusi e il respiro era diventato più pesante, così, dieci o quindici pagine, qualche volta di più, qualche volta di meno, quasi tutte le sere. Mezz’ora fa ho finito di leggere l’ultimo dei libri di Harry Potter, avevamo iniziato col primo l’anno scorso, tra febbraio e marzo, non mi ricordo di preciso. Mi sento, boh, non saprei, forse appagato, e un po’ svuotato, e contento, sicuramente sfinito.
E adesso?


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