Era il 1998, avevo 19 anni, con mio padre e mia sorella siamo andati in una casa di campagna dove c’erano questi batuffolini bianchi grandi come delle patate che si scaravoltavano uno sull’altro. Qualche secondo dopo essere entrati nella stanza, uno dei batuffoli, quello con le orecchie più a punta di tutti, è uscito dal mucchio e ha cominciato a tirarmi i lacci delle scarpe.
“Prendiamo lui,” devo aver detto.
Gli avevo insegnato a ululare al cielo. Quando vivevamo insieme ci mettevamo sul letto a fare dei grossi AUUUUUU, allungando il collo, col naso all’aria e gli occhi chiusi.
Oggi, dopo un paio d’anni di medicinali da cavallo e crisi epilettiche, mio padre e mia sorella l’han portato dal veterinario per l’ultima volta. Così va la vita.
Era praticamente mio fratello.
Ciao Spock.