2 agosto 1952, 2 agosto 1980, 2 agosto 1998

Il 2 di agosto del 1952, mi nonno, Corrado, diceva sempre che era notte e che…

… ero andato in bicicletta a casa sua, l’avevo caricata sulla canna e via, ci eravamo sposati che era già incinta… l’avevo presa sulla canna della bicicletta, l’Ada, e lei, che era la più povera del paese, aveva una scatola da scarpe come dote… ma non era mica piena, eh, la dote era proprio la scatola da scarpe, pensa te com’era povera… però era bella, l’Ada, e poi l’avevamo chiamata a lavorare in campagna da noi e non sapeva fare niente, e quando c’era da spostare il fieno le cadeva sempre tutto addosso che io e mio padre facevamo di quelle ridute che cascavamo per terra.

E oggi sarebbero stati 67 anni di matrimonio, se l’Ada e Corrado fossero ancora al mondo. Mi mancano moltissimo, ma così va la vita.

Invece, parlando del 2 di agosto del 1980, Grushenka dice che…

… la puntualità non è una dote innata. C’entra coi comportamenti abituali, con quelle cose che inizi a fare in un certo modo e che poi rimangono così. O sei sempre stato puntuale o non lo sei mai stato. Ma dipende, son cose che hanno un inizio, non sono innate. Io non sono puntuale e neanche i miei genitori sono mai stati puntuali.
Mia madre l’indomani voleva prendere il treno, s’era fissata con questa idea, diceva a mio padre dai Imbeni, domani ci svegliamo presto e prendiamo quello delle nove, che ci vuole. Poi però si sono svegliati tardi, mia madre ci metteva un sacco di tempo a prepararsi, è una che ci ha sempre messo molto tempo. Mio padre si prepara una moka di caffè mentre mia madre sbuffa in bagno e le dice vabbè dai, ci andiamo in macchina pian pianino. Dice sempre pian pianino, mio padre, non è mai stato un tipo puntuale. A Bologna dovevano trovare un libro, un testo universitario. Mia madre si era riscritta all’università di Modena ma si vede che a Modena quel libro non l’aveva trovato. Mi ha ripetuto spesso che le ho dato io la forza di finire l’università, che quando è rimasta incinta ha deciso di riprendere gli studi e di laurearsi. Era incinta di sette mesi, io sarei dovuta nascere in ottobre, anche se poi son nata a metà novembre, in ritardo. Arrivati a Bologna erano in un bar del centro a fare colazione quando è iniziato un via vai di gente concitata, è scoppiata una caldaia alla stazione, diceva qualcuno entrando, è terribile, ci son dei morti, poi telefonavano e uscivano e intorno l’agitazione aumentava. Una caldaia in agosto? pensava mio padre e ha preso mia madre e son risaliti sulla macchina ma verso la stazione deviavano il traffico, non facevano avvicinare nessuno, accidenti, è qualcosa di grosso, pensavano spaventati. Allora hanno preso la via Emilia, e pian pianino siamo tornati tutti a casa.

E così, quel giorno là, quella che trentaquattro anni dopo sarebbe diventata la mamma di mio figlio aveva perso il treno, per fortuna.

E poi, per finire, il 2 di agosto del 1998…

… avevo 19 anni, io e i miei amici ci eravamo appena diplomati e dovevamo passare quella meravigliosa estate di nulla totale che ci separava dall’università o dal lavoro a vita. Avevamo pensato di farci un interrail di ventidue giorni in Francia, Belgio e Olanda. L’Olanda non poteva mancare, eravamo giovani, e l’Olanda, ovviamente, era Amsterdam e Amsterdam, ovviamente, non me la ricordo.
Però avevo fatto di tutto perché il 2 di agosto si passasse per Parigi, e nessuno capiva il perché, ma appena eravamo scesi dal treno avevamo preso la metro ed eravamo arrivati sugli Champs-Élysées. Spuntati in superficie, mi ricordo che mi ero messo a correre, avevo tirato fuori dallo zaino una bandiera tricolore e mi ero diretto senza pensare verso le transenne, zampettando come un matto. Stava arrivando, arrivava il Tour de France, e tra la lunga fila di corridori ce n’era uno con la maglia e il pizzetto gialli.
Non credo di aver pianto come quella volta davanti alla televisione mentre guardavo l’arrivo sull’Alpe d’Huez del 1995. Però era stata lo stesso una bella botta di gioia.
Non è che capiti a tutti di vedere un Dio dal vivo. Non ho mai visto né Maradona né Michael Jordan. Ma Pantani sì. Era lì, a qualche metro da me, era bellissimo, lo potevo quasi toccare.

E queste sono tre ricorrenze del 2 di agosto che mi piace ricordare, e lo faccio tutti gli anni, quando mi ricordo.


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