Ho prenotato un posto in prima fila e in prima serata per Star Wars, mercoledì prossimo. O meglio, non ho prenotato io, che col bimbo piccolo e tutte le cose che ultimamente si succedono nella mia vita non avevo ancora avuto modo di organizzarmi e stavo quasi per perdere il treno, così ci ha pensato mio cognato, Francesco, che ha diciassette anni e mi ha detto «Ma vieni con noi!», intendendo con lui e i suoi amici, e aggiungendomi seduta stante a un gruppetto di Whatsapp intitolato “Star Wars”.
In quel gruppetto di Whatsapp intitolato “Star Wars” e popolato da diciassettenni iperconnessi ho notato e capito due cose, che vado qui a elencare:
- I diciassettenni usano Whatsapp come fosse un loro organo di comunicazione primario, tipo la bocca, gli occhi o le mani. Nello specifico, l’organizzatore della prenotazione, che qui chiameremo Jackson, includeva ed escludeva continuamente altre persone nel e dal gruppo. Includeva chi pensava potesse essere interessato, e subito escludeva i titubanti e quelli che per cause di forza maggiore (esempio una verifica di matematica il giorno dopo) non avrebbero potuto presenziare all’evento. Questa cosa di aggiungi e togli con frenesia è andata avanti per qualche ora, quando siamo rimasti in cinque, piccolo manipolo di intrepidi superstiti disposti a sedersi in prima fila nella proiezione delle 20. Tutti diciassettenni più il sottoscritto, trentaseienne. Sono sincero: non vedo l’ora che venga mercoledì.
- I diciassettenni, forse coadiuvati dal completamento automatico delle parole negli smartphone moderni, devo dire che scrivono in un italiano molto (ma molto molto molto) più corretto di quanto facciano i trentenni su facebook. E questa cosa mi fa sentire bene.
Che la forza sia con te, Many!
😉