Una cassetta di mele

Poi ti ritrovi a svuotare e smontare completamente la camera dei nonni, perché lì, nella loro casina che per loro era come un castello, per niente moderna ma tenuta con tanto amore, piena di ricordi e di abitudini… ahimè, non ci potranno più vivere. Guardo negli occhi la nonna che, per non pensarci, sta a casa mia a cucinare qualsiasi cosa gli sta passando per la testa e poi guardo negli occhi il nonno, che invece è là a guardare il figlio e i nipoti che smontano e caricano sul furgone un pezzo della sua vita. Entro in casa e prendo una M&M’s (che adora), gliela porto, la mangia ma è arrabbiato, il cuore è spezzato. Li vedo, sono abbattuti, delusi, arrabbiati con un nemico invisibile che in pochi secondi (un po’ per volta) gli ha portato via tutto ciò che con fatica e sudore si erano costruiti per poter vivere una vecchiaia serena. Li vedo così, con reazioni diverse, ma entrambi seri e in silenzio. Cercano di farsene una ragione, che in realtà non si faranno mai. Cercano di non far vedere troppo la sofferenza che stanno provando, ma che negli occhi si vede comunque, solo per non far stare peggio noi che gli siamo vicini.

Ci penso e l’unica cosa che mi viene da fare è piangere, ma non mi faccio vedere.

Io, come mio fratello, in quella casa ci sono cresciuta. Se non tutti i giorni, al massimo ogni due giorni, andavo là per fare due risate e soprattutto per fargli fare due risate. Dopo sì che erano felici, dopo sì che anche io ero felice sapendo di averli resi felici.
Da oggi non potrò più dire “vado dai nonni”; da oggi non potrò più fare arrabbiare la nonna presentandomi all’ultimo secondo a casa sua per pranzo o per cena, senza averla avvisata almeno qualche ora prima; da oggi non potrò più andare là e dire “dai nonno, vieni con me! – e lui perplesso: ma indua? – Nonno non preoccuparti, andiamo!” e anche se un po’ nervoso per non averlo avvisato prima, veniva sempre.

Ci ripenso e l’unica cosa che mi viene da fare è piangere, ma non mi faccio vedere.

Questa cosa qui l’ha scritta ieri mia sorella su facebook, dopo che, smontati e caricati e spostati letti e armadi, abbiamo chiuso a chiave per sempre la porta della casa disastrata dei nonni. Ma prima di farlo, prima di girare per l’ultima volta la chiave nella toppa, col cuore che piangeva, io e mio padre siamo andati nel solaio tutto crepato e abbiamo tirato fuori la macchina da cucire della nonna. Quando gliel’abbiamo portata, forse per la prima volta da tantissimo tempo, ho visto gli occhi di mia nonna inumidirsi. Ha sorriso e ha detto «oh, là, questa è proprio la mia». È una vecchia CASER fissata su un tavolino di legno tarlato, con la pedaliera in metallo, forse di ghisa, credo. L’ha comprata nel ’53 già usata.

«Non l’ho proprio comprata» dice mia nonna dopo qualche minuto di silenzio e contemplazione, «l’avevo vista da una signora, mi piaceva, l’ho scambiata con un una cassetta di mele.»

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6 risposte a Una cassetta di mele

  1. maura ha detto:

    quando ho rivisto la casa dei miei nonni dopo il terremoto, quello del 2009, buona parte del tetto era sul pavimento e c’erano scarafaggi ovunque. non riuscimmo nemmeno a svuotarla dei mobili e dei ricordi, è rimasta ferma a quel giorno. sono contenta che abbiate salvato qualcosa, riesco a immaginare il sorriso della tua nonna. vi abbraccio, ancora.

  2. […] Il Many adesso ha ricominciato a dormire nella sua casa, dice che si sta abituando, un po’, alle scosse. Dice anche che hanno chiuso la casa dei nonni, ed è una cosa un po’ triste, chiudere le case …. […]

  3. […] (12), (13) Marco Manicardi, Una cassetta di mele (14) http://ff.im/YnOhp (15) http://ff.im/YSl8Y (16) […]

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