La svolta

Così, ieri sera, per caso, invece di prendere la pizza da asporto, come facciamo tutti i giovedì da qualche anno, sempre nella solita pizzeria di quartiere, ci è venuta voglia di sederci a un tavolo e di mangiarla lì.
Dopo un po’, nel tavolo di fianco, una tavolata lunga già preparata e prenotata, arriva un gruppetto di persone, alcune le conosciamo, alcune no, e ci sono anche un assessore e un signore coi capelli bianchi, che però vediamo solo di spalle. Noi intanto continuiamo a mangiare la nostra pizza.
Dal fondo della sala, dopo qualche minuto, si alza su un tizio, un tizio qualunque, e percorre tutta la stanza in diagonale con un bel sorriso tirato in faccia per andare a dare una pacca sulla spalla al signore che ci dà le spalle. E gli dice: «Signor Occhetto, lasci pure che dicano quello che vogliono, ma lei è un grande!»
Non posso fare a meno di battere le mani e di mettermi a ridere, mentre a voce abbastanza alta, senza controllo, dico: «Ma no! Ma c’è Achille Occhetto!»
Così, le due o tre persone che conosciamo al tavolo con lui si girano verso di noi che ridiamo, ci chiamano da loro e ce lo presentano.
Lui non dice tante parole e neanche noi. Io gli faccio i complimenti per l’incipit del suo libro del 2000 che s’intitola Secondo me e che fa così:

C’era una volta a Torino un bambino nato senza respirare. Quel bambino ero io. Non volevo nascere. Qualcosa doveva avermi insospettito.

Che è un incipit molto bello, secondo me.
Lui ringrazia. Noi salutiamo, poi andiamo via.

Achille Occhetto mangia una margherita ma lascia lì la crosta.
E beve del lambrusco di Sorbara, che bere il lambrusco con la pizza è una cosa che ormai la fanno quasi solo i giapponesi.


Questa voce è stata pubblicata in cose così e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.