Il giorno in cui un racconto finisce

[Ieri l’elena e Chettimar si sono sposati. Meglio: li ho sposati io. Quello che segue è il discorso che ho pronunciato nella sala delle cerimonie di Palazzo Reale, a Milano. Ci sono molte virgole, le ho usate tutte ogni volta per deglutire e mandare giù il magone.]

Bungiorno a tutti
Si sente se parlo così?
Anche là in fondo?
Bene.

Forse alcuni di voi si staranno domandando perché c’è un tizio con l’accento emiliano che è venuto fino in Lombardia per mettersi una fascia tricolore e, secondo la legge, unire in matrimonio un brianzolo e una molisana.

Ecco, io, oggi, sono una persona molto fortunata, perché mi è capitata una cosa che non capita a tutti. E non sto parlando solo del fatto che io sia qui a officiare l’unione di due persone a cui vogliamo un bene che non si può spiegare, ma sto parlando anche del perché oggi siamo in questa sala bellissima, tutti vestiti in ghingheri e commossi oltremisura per quello che sta succedendo. Sto parlando di come sono andate le cose. Di come tutto è cominciato, tra Elena e Simone. Forse voi non lo sapete, ma io sì. O forse lo sapete, ma bisogna che io lo ripeta, perché oggi è il giorno in cui un racconto finisce per farne iniziare un altro.

Tutto è cominciato tre anni fa, in aprile, quando mi è capitato di pubblicare un libro. Dentro a quel libro c’era un racconto di una ragazza di nome Elena, e una sera, in un locale della mia città, Carpi, in provincia di Modena, Elena è venuta a leggerlo in pubblico. È così che ci siamo conosciuti, io e l’Elena, e siamo diventati subito amici.
Poi, una sera d’ottobre dello stesso anno siamo andati a leggere quel libro in un locale di Milano, e lì c’era un ragazzo di nome Simone che suonava un pianoforte e io l’ho praticamente obbligato ad accompagnarci durante le letture, per due ore. È così che ci siamo conosciuti, io e Simone, e siamo diventati subito amici.
Ed è stato proprio quella sera che si sono conosciuti anche loro, Elena e Simone. Chissà, si erano forse anche già incrociati da qualche parte, vivevano nella stessa città, frequentavano gli stessi posti reali e virtuali, ma è stato quella sera che si sono conosciuti davvero, e che sono diventati subito amici. E poi, nel tempo, è successo quel che è successo. Il resto del racconto lo sapete, immagino. E finisce oggi.

Oggi, che sta per iniziare un altro racconto, del quale solo loro due, Elena e Simone, e nessun altro, saranno i protagonisti indiscussi, io capisco quanto sono stato fortunato. Perché un giorno di circa tre anni fa ho fatto una cosa, una cosa piccola, un libro, che poi è diventata un’altra cosa, una cosa grande, un matrimonio.
Ho fatto una cosa, nella mia vita, che ha cambiato le vite di altre due persone, e queste due persone si sono conosciute, poi piaciute, e innamorate, e adesso sono qui, davanti a me, pronte a farsi una dichiarazione importantissima, la dichiarazione più importante di tutte.
Se ci penso mi scoppia la testa.

Perciò adesso, prima che scoppiamo tutti a piangere come delle fontane, procediamo con la cerimonia ufficiale.

LEGGO AGLI SPOSI LE PRINCIPALI DISPOSIZIONI DEL CODICE CIVILE CHE RIGUARDANO I DIRITTI E I DOVERI DEI CONIUGI FRA LORO.

Articolo 143 – Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri. Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione. Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia.

Articolo 144 – I coniugi concordano tra loro l’indirizzo della vita famigliare e fissano la residenza della famiglia secondo le esigenze di entrambi e quelle preminenti della famiglia stessa.
A ciascuno dei coniugi spetta il potere di attuare l’indirizzo concordato.

Articolo 147 – Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli.

Dichiara il signor Simone Marchetti di voler prendere in moglie la qui presente signora Elena Marinelli?

(Ha risposto di sì.)

Dichiara la signora Elena Marinelli di voler prendere in marito il qui presente signor Simone Marchetti?

(Anche lei ha risposto di sì.)

Io, Marco Manicardi, delegato dal Sindaco alle funzioni di Ufficiale dello Stato Civile, pronuncio in nome della legge che:

il Signor Simone Marchetti
e
la Signora Elena Marinelli
qui presenti
sono uniti in matrimonio.

[Applausi, baci, abbracci, eccetera. Poi un messo comunale ha letto l’atto di matrimonio, e noi abbiamo firmato – gli sposi, i testimoni e io delegato da Giuliano Pisapia – quello che c’era da firmare. Dopo siamo andati a brindare, e alla fine siamo tornati a casa. In metropolitana.]

[Il pomeriggio, poi, c’è stata la cerimonia ufficiosa. L’ho trascritta su Barabba.]

 


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2 risposte a Il giorno in cui un racconto finisce

  1. MrPotts ha detto:

    Lo sa, ingegnere, che anche a me due amici hanno chiesto di sposarli, e l’ho fatto, proprio in quella sala. E anch’io mi sono sentito molto fortunato. E alla fine ho chiesto se mi potevano lasciare la fascia, come ricordo, ma mi hanno detto di no.

    • marcomanicardi ha detto:

      ho chiesto la stessa cosa. mi hanno dato la stessa risposta. (onoratissimo di aver servito lo Stato nella stessa sala in cui l’ha servito Lei.)

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