Così va la vita

Nell’estate del 2005 tornavo da Urbino con Caterina, stavamo insieme da qualche mese e quella era stata la nostra prima vacanza, eravamo andati al festival Frequenze Disturbate a vedere i Dinosaur Jr, Julian Cope, gli Echo & The Bunnymen e degli altri. Erano stati tre giorni molto belli, noi avevamo il fuoco delle cose nuove che ci bruciava dentro, e quella notte, saranno state le due, sfrecciavamo su un’autostrada vuota verso casa sulla mia Ford Fiesta che chiamavamo Ronzinante e aveva ancora la radio con le cassette. Le cassette si sentivano quasi tutte male, consumate dagli ascolti e dalle intemperie, ma ce n’era una che ero sicuro avrebbe suonato a dovere, così la pescai dalla tasca dello sportello alla mia sinistra e la feci ingoiare al mangianastri. Canticchiammo tutto Ziggy Stardust, e quando arrivò Rock’n’roll Suicide la urlammo insieme con tutto il fiato che avevamo, eravamo una cometa che schizzava sull’asfalto. Sulle note finali, quando mi misi a fare il coro di wonderful, Caterina prese a ridere fortissimo e mi disse uno dei suoi primi «ti amo» mentre la cassetta scattava sul lato A per ricominciare. Dev’essere uno dei modi in cui nasce una “nostra canzone”, perché da quel giorno Rock’n’roll Suicide la diventò per noi.

Qualche notte fa, saranno state le due, mentre deponevamo le armi della nostra piccola battaglia quotidiana che potremmo chiamare “addormentare Guido” e mettevamo un bambino di nove mesi a giocare nel suo lettino, lì di fianco al nostro letto, facendo un po’ di zapping sul digitale terrestre, perché l’unico televisore che abbiamo è in camera da letto, su Rai5 è partito l’ultimo concerto del tour di Ziggy Stardust, quello all’Hammersmith Odeon di Londra del 3 luglio 1973. Quando alla fine dell’ultimo bis è partita Rock’n’roll Suicide, ci siamo girati verso Guido, che nel frattempo, tra un pupazzo, due risate e un sonaglino, si era visto tutto il concerto, il suo primo concerto, e gli abbiamo detto: «senti, Guido, questa è la canzone della mamma e del papà.» Gliel’abbiamo cantata tutta.

Pochi minuti prima, nel primo bis, David Bowie era uscito dalle quinte, era andato davanti al microfono dopo il suo quinto o sesto cambio d’abito e aveva detto una cosa del tipo «stasera qui da qualche parte c’è uno che sta registrando proprio a Londra il suo nuovo disco, sarà sicuramente un disco molto bello, perché lui è un mio amico.» E poi ha cantato White Light/White Heat ed era forse la prima volta che si sentiva White Light/White Heat cantata da uno intonato.

Così va la vita.


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